Sono passati cinque anni dalla morte di don Andrea Santoro, cinque anni da quella domenica 5 febbraio 2006, quando la minoranza cristiana che vive in Turchia ha ricevuto un colpo terribile, destinato purtroppo a non rimanere isolato. Erano passate da poco le 15, quando le televisioni locali diedero la notizia che un prete italiano era stato ucciso a Trebisonda, Trabzon in turco, città sul Mar Nero un tempo nota per il suo cosmopolitismo e per la sua tolleranza, oggi culla dell’ultra nazionalismo. Don Andrea Santoro, sacerdote
fidei donum della diocesi di Roma, è stato ucciso mentre stava pregando nella chiesa di Santa Maria. Tre giovani sono entrati nella chiesa per infastidirlo. Poi due sono usciti e il terzo, il killer, gli ha urlato «Allah-o-Akbar» e ha aperto il fuoco. Tre colpi di pistola hanno raggiunto i polmoni e per lui non c’è stato nulla da fare. L’assassino si chiama Ouzan Akdil e ai tempi aveva appena 16 anni. Le autorità turche lo catturarono poche ore dopo a casa dello zio, dove Ouzan si era rifugiato. Processato per direttissima, reo confesso, è stato condannato a 18 anni e 10 mesi di carcere, che sta scontando.Rimane un mistero il mandante dell’assassinio, anche se il killer all’inizio ha cercato di fare passare il suo gesto per un momento di follia. Un copione visto anche negli omicidi successivi. Don Andrea Santoro, che al momento della morte si trovava a Trabzon da circa tre anni, era portatore di un messaggio di pace universale e di tolleranza, che ancora oggi rappresenta la sua eredità di speranza. Il suo sogno era la costruzione di un dialogo proficuo fra fedi diverse in uno dei luoghi più difficili della Turchia. Ma era noto nella zona anche per l’attività di recupero di prostitute e criminali, spesso di origine russa e georgiana e particolarmente attivi a Trebisonda dopo la caduta dell’ex Urss. Un’opera che avrebbe potuto dare fastidio alla mafia del Mar Nero, che controlla il racket locale.Con il passare delle settimane i sospetti si sono soffermati prima su movimenti ultra nazionalisti e successivamente su Ergenekon, a cui sarebbero da attribuire anche l’omicidio del giornalista armeno Hrant Dink, ucciso a Istanbul nel gennaio 2007 e dei tre presbiteriani di Malatya, torturati e uccisi nell’aprile dello stesso anno. Ergenekon è un’organizzazione segreta e criminale, formata da giornalisti, imprenditori, militari e servizi segreti deviati, che secondo gli analisti da alcuni anni opera nel Paese per destabilizzarlo. L’obiettivo sarebbe quello di rovesciare il governo islamico-moderato guidato da Recep Tayyip Erdogan, visto come un pericolo per la laicità del Paese, ma dove il prezzo più alto di tutti è stato pagato fino a questo momento dalle minoranze religiose, da sempre considerate uno dei bersagli più efficaci per calamitare l’attenzione dei media sul Paese.Nel primo anniversario della morte di don Andrea Santoro i genitori di Ouzan Akdil hanno partecipato alla Messa in ricordo del sacrificio del sacerdote romano, chiedendo perdono alla sua famiglia per il gesto compiuto dal figlio. Al momento sono aperti tre processi a carico di presunti membri di Ergenekon, con la speranza che si riesca a fare luce su una scia di sangue ha colpito molti innocenti.