martedì 12 novembre 2019
"Forti nella fede", il libro di don Mauro Margagliotti (patriarcato di Venezia), che rilegge l'accompagnamento del post cresima alla luce della vicenda dell'apostolo. Prefazione di don Falabretti
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Siamo tutti un po’ Tommaso. Sì, proprio l’apostolo incredulo che vuole un segno della risurrezione di Cristo. In fondo è la nostra
condizione di cittadini del terzo millennio e lo è tanto più per i giovani che la fede spesso non la ricevono più “automaticamente” dai genitori, come avveniva solo qualche decennio fa. Per questo don Mauro Margagliotti, viceparroco a Mira, cittadina della riviera del Brenta, nel patriarcato di Venezia, prende proprio a prestito la figura di san Tommaso, per disegnare, sulla base della sua esperienza di pastorale giovanile, un percorso di fede che dall’incredulità iniziale giunga attraverso tappe progressive alla
dichiarazione finale dell’apostolo di fronte al Risorto: “Mio Signore e mio Dio”. Il tutto è confluito nel libro Forti nella fede (Marcianum press) che – come scrive il responsabile del Servizio nazionale di pastorale giovanile, don Michele Falabretti, nella prefazione – aiuta adolescenti e giovani a «sentire che la fede è un legame profondo con le cose e le persone, nel quale sta scritto il nostro legame con Dio».

Il sacerdote autore del volume, in sostanza, non si rassegna alla cosiddetta “crisi del post cresima”, ma reagisce accompagnando i ragazzi anche lungo i sentieri della loro personale contestazione di quanto hanno appreso da bambini (la fase dell’incredulità adolescenziale, appunto), e soprattutto mostrando che tutto ciò in fondo non deve scandalizzare. E’ accaduto, 2000 anni fa, anche a chi aveva vissuto per tanto tempo a diretto contatto con Gesù. A scorrere però i titoli dei capitoli, e ad approfondirne il contenuto, si comprende che quella incredulità è spesso sentiero di montagna (irto di asprezze e pericoli, certo) che però può condurre alla vetta di una nuova visione di fede. Più completa e consapevole, perché scelta personalmente dall’adulto che sta sbocciando e non più accolta acriticamente dal bambino dipendente in toto dai genitori.

Il tutto è finalizzato, appunto, all’incontro personale con il Risorto, vero punto di approdo di un cammino che viene offerto
– come esperienza vissuta – sia a chi oggi vuole fare pastorale giovanile, sia agli stessi ragazzi.Scrive infatti Margagliotti, fin dalle prime battute del libro: «La fede cristiana ha un volto di bellezza che essa deve alla persona di Gesù, e in questa chiave spero di riuscire a mostrarti come questa bellezza sia non solo una patina esterna, quasi un'esca per attirarti dentro a una realtà meno piacevole, ma sia la vera sostanza della fede cristiana».

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