Con una dichiarazione nella quale si sottolinea che «è prioritario» il «bene di un bambino o di un adulto vulnerabile», quando si deve prendere «qualsiasi decisione» in tema di abusi nella Chiesa, si è conclusa in Vaticano la prima riunione della Pontificia Commissione per la tutela dei minori voluta da Papa Francesco.
«Profonda solidarietà a tutte le vittime che hanno subito abusi sessuali», con l’intenzione di adottare sempre il «principio che il bene di un bambino o di un adulto vulnerabile è prioritario nel momento in cui viene presa qualsiasi decisione». Sono questi gli impegni manifestati dalla pontificia Commissione per la tutela dei minori al termine della prima riunione conclusa in Vaticano dopo tre giorni di lavori.
Impegni messi nero su bianco in una dichiarazione che è stata presentata in Sala Stampa vaticana dal cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, membro dell’organismo istituito da Papa Francesco il 22 marzo. Nel documento si spiega che nelle riunioni vi sono state discussioni dedicate «alla natura e agli obiettivi della Commissione e all’ampliamento del numero dei membri, così da includere persone provenienti da altre aree geografiche e altre aree di competenza».
Non sono mancati poi incontri con «alcuni membri della Curia Romana relativamente ad aree di futura cooperazione», fra i quali rappresentanti della Segreteria di Stato, delle Congregazioni per la Dottrina della fede e per il Clero, della Sala Stampa della Santa Sede e della Gendarmeria Vaticana.
La dichiarazione specifica inoltre che si lavorerà per proporre al Papa «iniziative per incoraggiare la responsabilità locale nel mondo e la condivisione reciproca delle "pratiche migliori" per la protezione di tutti i minori, con programmi di addestramento, educazione, formazione, e risposte agli abusi».
Viene ritenuto «particolarmente importante garantire l’esercizio della responsabilità (accountability) nella Chiesa, compreso lo sviluppo degli strumenti per protocolli e procedure efficaci e trasparenti». Nella conferenza stampa il cardinale O’Malley ha specificato che l’esercizio di questa responsabilità riguarda tutta la Chiesa, a prescindere dal ruolo gerarchico ricoperto. La Commissione comunque «non tratterà casi individuali di abuso, ma potrà presentare raccomandazioni sulle direttive per assicurare l’obbligo della responsabilità e le pratiche migliori».
E negli Statuti, in via di stesura, si intende «presentare proposte specifiche per sottolineare le vie per sensibilizzare le persone sulle tragiche conseguenze degli abusi sessuali e sulle conseguenze devastanti del mancato ascolto, dei mancati rapporti di sospetto di abusi, e del mancato sostegno alle vittime di abusi sessuali e alle loro famiglie». Alla conferenza stampa ha partecipato anche Marie Collins, membro irlandese della Commissione e a sua volta vittima di abusi sessuali. «Non si possono – ha detto – fare promesse, ma come vittima io stessa credo che raggiungeremo degli obiettivi importanti».