Walter Ricciardi - .
Bando alla fretta: più che cattiva consigliera, potrebbe rivelarsi fatale. Walter Ricciardi predica prudenza, su tutti i fronti, ma senza chiusure assolute a ipotesi di riapertura responsabile delle attività, incluse quelle religiose. Docente di Igiene generale all’Università Cattolica, nel consiglio esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, da un mese e mezzo Ricciardi lavora senza soste nella cabina di regia che studia i movimenti del virus e ciò che l’andamento dell’epidemia impone alla nostra società. Da credente, gli sta molto a cuore che quando si parla di “fase 2” si considerino anche le misure relative alla vita di fede. Ma con una indispensabile premessa.
Professore, a che punto siamo?
Dentro una fase che richiede grande attenzione, è essenziale tener d’occhio l’andamento della curva epidemica. Ogni pandemia è caratterizzata da una seconda ondata dopo che si allentano i freni, quanto sia controllabile o pericolosa dipende da quando e come si deciderà di 'riaprire'. Dovesse accadere se il contagio non è ancora sotto controllo, rischieremmo una ricaduta anche peggiore.
A quali condizioni si potranno riprendere alcune attività?
I criteri di valutazione sono tre: la circolazione del virus; il livello di rischio delle singole attività; e la geografia. Non è detto che le misure debbano valere per tutto il territorio nazionale, ci sono regioni del Centro-Sud con basso livello di contagio nelle quali alcune attività potranno riprendere ragionevolmente entro maggio ma a condizione che si osservino scrupolosamente le norme sul distanziamento fisico, si usino le protezioni individuali e si adottino rigorose misure igieniche. Indicazioni che valgono, per capirci, anche nello spostamento delle persone per andare e tornare dai luoghi dove svolgono queste attività, quali che siano. Al Nord la situazione è molto diversa, e i tempi sono di certo più lunghi: penso soprattutto a Lombardia, parte del Piemonte, dell’Emilia e del Veneto.
Cosa può dire sulla ripresa delle Messe?
Che questa premessa geografica e normativa vale per tutte le attività, e dunque anche per la vita liturgica. Nelle aree del Paese dove sarà possibile in base ai dati di diffusione del virus, e alle strette condizioni sanitarie che ho indicato, possiamo immaginare una partecipazione in chiese dove sia assicurato il distanziamento fisico, si eviti ogni contatto, si entri e si esca facendo la massima attenzione a non farlo tutti insieme, si possa contare su più orari per evitare concentrazioni, si ricorra anche a celebrazioni all’aperto, e gli ambienti vengano igienizzati. Tutto questo vale anche per le esequie, altro punto che so nevralgico. Occorrerà comunque grande responsabilità. E agli anziani comunque consiglio di continuare a seguire la Messa in tv, per evitare qualunque rischio. Ripeto: sono precauzioni universali, cui ci dovremo abituare in tutte le situazioni di vita, almeno finché non sarà disponibile un vaccino: ovvero 12-18 mesi. Ne va della vita.