Il triennio di preparazione del bicentenario della nascita di don Bosco (16 agosto 2015) ha visto inizialmente l’impegno a conoscere la sua figura storica e poi a cogliere i tratti fisionomici dell’educatore, mentre nel terzo anno emerge l’apertura alla sorgente del carisma, ossia alla sua spiritualità.Nel messaggio di preparazione al tema il rettor maggiore della Famiglia Salesiana, don Pascual Chavez, evidenzia che don Bosco «ha vissuto la vita cristiana con un’ardente carità e ha contemplato il Signore Gesù da una prospettiva particolare, quella del carisma che Dio gli ha affidato, ossia la missione giovanile». Ciò vuol dire che «la carità salesiana è carità pastorale, perché cerca la salvezza delle anime ed è carità educativa, perché trova nell’educazione la risorsa che permette di aiutare i giovani a sviluppare tutte le loro energie di bene e in questo modo i giovani possono crescere come onesti cittadini, buoni cristiani e futuri abitanti del cielo».
In forma molto interessante nel testo della Strenna 2014 emerge che «la spiritualità salesiana consiste in vari elementi: è uno stile di vita, preghiera, lavoro, rapporti interpersonali; una forma di vita comunitaria; una missione educativa pastorale sulla base di un patrimonio pedagogico; una metodologia formativa; un insieme di valori e atteggiamenti caratteristici; una peculiare attenzione alla Chiesa e alla società attraverso settori specifici di impegno; un’eredità storica di documentazione e scritti; un linguaggio caratteristico; una serie tipica di strutture e opere; un calendario con feste e ricorrenze proprie».
Chiaro è il punto di partenza dell’esperienza spirituale di don Bosco consistente nella gloria di Dio e nella salvezza delle anime per cui egli formulò il suo programma di vita, «da mihi animas, cetera tolle», che esprime come radice l’unione con Dio, la speranza e la carità e lo spirito di autentica pietà. E di fronte al rischio di vanificare la spiritualità salesiana la Strenna 2014 sottolinea l’importanza, per attualizzarla, di ripartire «da don Bosco, dalla sua esperienza spirituale e dal sistema preventivo». Soffermandosi sulla carità pastorale don Chavez ricorda poi che il suo elemento tipico è «l’annuncio del Vangelo, l’educazione alla fede, la formazione della comunità cristiana, la lievitazione evangelica dell’ambiente». Ed è interessante la citazione delle Memorie biografiche di don Bosco relativa alla sera del 26 gennaio 1854: «Ci siamo radunati nella camera di don Bosco e ci venne proposto di fare con l’aiuto del Signore e di san Francesco di Sales una prova di esercizio pratico di carità verso il prossimo. Da allora è stato dato il nome di salesiani a coloro che si proposero o si proporranno questo esercizio».
Un altro settore della spiritualità salesiana è l’attenzione a tutte le vocazioni. In particolare nel sottolineare il coinvolgimento di numerosi laici nella missione educativa e pastorale, il rettor maggiore evidenzia come «impegno fondamentale» il «comunicare la spiritualità salesiana ai laici corresponsabili dell’azione educativa pastorale».
In altre parole tutti i gruppi laicali della Famiglia costituiscono una fonte di ispirazione della spiritualità salesiana che «ha attinto alla storia della spiritualità cristiana, soprattutto a san Francesco di Sales e, avendo la sua sorgente nella peculiarità e originalità dell’esperienza di don Bosco, si è arricchita con l’esperienza ecclesiale ed è giunta alla rilettura e alla sintesi matura di oggi».
La carità pastorale quindi «si traduce e si rende visibile in gesti concreti di vicinanza, affetto, lavoro, dedizione e il sistema preventivo trova la sua sorgente nella carità di Dio che previene ogni creatura con la sua provvidenza e dispone ad accogliere Dio nei giovani e chiama a servirlo in loro, riconoscendone la dignità, rinnovando la fiducia nelle loro risorse di bene ed educandoli alla pienezza di vita».
Infine avviandosi alla conclusione, don Chavez ribadisce l’importanza di proporre la spiritualità salesiana ai laici impegnati a condividere la missione di don Bosco, facendo attenzione alla pastorale familiare e invitando a fare esperienza spirituale anche giovani, laici e famiglie delle comunità educative e pastorali o dei gruppi e delle associazioni che sono presenti in tutte le opere salesiane del mondo. Di qui anche la proposta di leggere «alcuni testi di don Bosco che possiamo considerare come fonti della spiritualità salesiana e che sono presenti in una raccolta, di prossima pubblicazione a cura di Aldo Giraudo, di scritti spirituali di don Bosco in cui egli appare come un vero maestro di vita spirituale».