La palude di Colfiorito rischia di "scomparire" per gli effetti del grande caldo che da oltre un mese sta mettendo in ginocchio fiumi e laghi umbri, Foligno (Perugia), 2 Luglio 2022 - ANSA/BASILETTI
Pregare per la pioggia? Non solo si può, si deve. È lo stesso Messale romano, non un libro di preghiere devozionali, a contemplare fra le “Messe e orazioni per varie necessità” quella, appunto, «per chiedere la pioggia», con una colletta apposita: «O Dio, in te viviamo, ci muoviamo ed esistiamo: donaci la pioggia di cui abbiamo bisogno perché, aiutati dai beni che sostengono la vita presente, tendiamo con maggiore fiducia a quelli eterni… ».
A chiedere a ogni sacerdote di usare questa colletta nelle Messe feriali fino al 9 luglio è stato per esempio l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo. Ma nell’Italia disidratata e che boccheggia per la calura le iniziative per invocare dall’alto il dono primordiale dell’acqua si moltiplicano.
Anche a Firenze il cardinale arcivescovo Giuseppe Betori ha inviato una lettera a tutti i presbiteri invitando a usare nelle celebrazioni eucaristiche che lo permettono la colletta appena citata o un’apposita intenzione nelle preghiere dei fedeli. Betori ha quindi ricordato la «preghiera per la pioggia» che compose Paolo VI (QUI IL TESTO) e che pronunciò lui stesso all’Angelus del 4 luglio 1976. Fu quella un’altra estate di aridità anomala e il Pontefice bresciano affacciato in piazza san Pietro disse con il suo eloquio solenne: «Che cosa si può fare? Vi è certo chi pensa e cerca di provvedere a questo enorme malanno. E Dio benedica la saggezza di questi esperti operatori. Ma poi, noi, noi credenti nella divina Provvidenza e nella efficacia della preghiera, noi non potremo, anzi non dovremo forse fare ricorso a quel Dio, Padre nostro, che domina anche le leggi inesorabili della natura, affinché risolva in vantaggio, e presto, dell’umanità, e degli animali stessi, questa sventura meteorologica? Egli lo può; e forse attende l’umiltà e la fede d’una nostra filiale invocazione per restituire l’equilibrio alle stagioni, fecondità alla terra, fluidità ai fiumi, refrigerio alla sete dei viventi».
In Molise domenica in tutti le chiese della regione si pregherà per la fine della siccità. «Un segno di affidamento a Dio, nella luce della fede – spiega una nota –, per manifestare e condividere con fiducia un bisogno con l’Eterno Padre e per aprirsi alla speranza e alla sua intercessione affinché possa presto arrivare una pioggia ristoratrice nei campi donando serenità e fiducia a tutti coloro che sono impegnati nella fatica quotidiana». L’iniziativa nasce da quattro presuli «come segno di vicinanza e solidarietà a tutti gli operatori e alle loro famiglie».
A Rimini il vescovo Francesco Lambiasi, ascoltando la richiesta di molti fedeli, ha chiesto di pregare nelle Messe domenicali «per questa nostra terra, da lunghi mesi assetata di acqua, e per tutta la nostra nazione italiana perché scenda abbondante la pioggia a fecondare le campagne e le famiglie ottengano i frutti del loro lavoro».
L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nei giorni scorsi ha recitato il Rosario in tre località della “Bassa” – Trezzano sul Naviglio, Mediglia e Trezzano Rosa – la zona più agricola della provincia milanese, per farsi «vicino a coloro che devono il loro lavoro all’acqua».
Ad Adria-Rovigo il vescovo Pierantonio Pavanello aveva chiesto che in tutte le celebrazioni della scorsa domenica fosse inserita un’intenzione di preghiera formulata dall’Ufficio liturgico diocesano.
E sempre più numerosi sono i gesti delle singole parrocchie. Come a Pieve del Cairo (Pavia), dove una processione guidata dal parroco, presente anche il sindaco, ha portato per le strade un crocifisso ligneo del 1700 conservato nella locale chiesa detta della Confraternita, a cui la comunità locale si è rivolta nella sua storia di fronte al flagello della siccità. Un gesto che è stato ripetuto però solo cinque volte in 200 anni, a dimostrare l’eccezionalità del momento. Inoltre dalla comunità ecclesiale arriva anche l’invito a compiere «scelte etiche» per salvaguardare «un bene prezioso come l’acqua». È il caso, ad esempio, del Servizio per la pastorale giovanile di Pavia che annuncia: «Presso gli oratori diocesani e non solo, e durante lo svolgimento del Grest, sono vietati tutti i giochi e le attività che prevedono l’utilizzo e lo spreco dell’acqua».
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