Il cardinale George Pell, Prefetto della Segreteria per l’economia e membro del consiglio di cardinali che collabora con il Papa, è stato interrogato il 29 febbraio, per la seconda volta, in videocollegamento da Roma dalla Commissione reale australiana per gli abusi sull'infanzia. Pell è stato chiamato a testimoniare su due “fascicoli”, il numero 28 riguardante abusi commessi tra gli anni 60 e 80 nella diocesi di Ballarat – dove il porporato è nato nel 1944 e dove ha servito come sacerdote dal 1973 al 1983 – e il numero 35 riguardante abusi nell’arcidiocesi di Melbourne, di cui è Pell è stato vescovo ausiliare dal 1987 al 1996 e poi arcivescovo fino al 2001. La Commissione ha ripreso da dove era stata interrotta la prima audizione, con domande su Gerald Ridsdale, sacerdote condannato per 138 accuse di violenze ai danni di 50 bambini in Australia, che fu trasferito più volte di parrocchia in parrocchia nello stato di Victoria negli anni Settanta.
Nella seconda audizione i commissari hanno voluto approfondire il ruolo di Pell accanto al vescovo Ronald Mulkearns, suo predecessore quale capo della diocesi di Melbourne. Il suo incarico iniziato nel 1977 gli consentiva di aiutare Mulkearns su varie questioni che riguardassero le diocesi, le nomine e i movimenti di sacerdoti da una parrocchia all'altra. Il cardinale Pell ha dichiarato di avere il "pieno appoggio" di Papa Francesco e ha affemato che negli anni '70 il clero lo ingannò sugli abusi, per coprirli. Il capo della Commissione, Peter McClellan ha chiesto chiarimenti sul fatto che tutti i consultori del vescovo sapevano che padre Gerald Ridsdale abusasse dei bambini: «È possibile - ha chiesto McClellan - che nessuna di queste persone ha condiviso con lei ciò che si raccontava sul conto di Ridsdale?». Il cardinale Pell ha replicato: «Queste informazioni non vennero affrontate nelle riunioni dei consultori del vescovo», affermando che fu ingannato sul motivo per cui i parroci sospettati di abusi sessuali venivano trasferiti di parrocchia in parrocchia. Sull'Osservatore Romano, l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, ha preso una posizione molto chiara di fronte agli abusi nei confronti di minori da parte di alcuni sacerdoti: la parola d’ordine è «agire con decisione»: senza «cadere nella trappola del linciaggio di chi accusa con prove infondate», ma con la determinazione di «intervenire subito», perché «chi è responsabile va perseguito» e «nel caso, spretato». L'arcivescovo Becciu ha ricordato comunque che a tutt’oggi non c’è «al mondo un’istituzione sociale e politica che come la Chiesa si sia impegnata ovunque a fare un repulisti e mettere in pratica tutti i metodi per prevenire altri abusi».