Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in una dichiarazione alla Radio vaticana, ha denunciato i tentativi, fatti anche «con un certo accanimento» da taluni di «coinvolgere personalmente il Santo Padre nella questione degli abusi» e dello scandalo della pedofilia in Germania. Tuttavia, ha rimarcato, «per ogni osservatore obiettivo, è chiaro che questi sforzi sono falliti».Padre Lombardi si riferisce alle vicende di abusi sui ragazzi del Coro di Ratisbona, di cui è stato direttore per 30 anni il fratello di Benedetto XVI, George Ratzinger, e sul trasferimento di un prete sospettato di pedofilia da Essen a Monaco, quando il futuro pontefice era arcivescovo della città.Su quest'ultima vicenda, Lombardi ha ricordato come la diocesi bavarese abbia ieri spiegato come Joseph Ratzinger fosse «rimasto del tutto estraneo alle decisioni in seguito alle quali si erano potuti verificare gli abusi».«Nonostante la tempesta, la Chiesa vede bene il cammino da seguire, sotto la guida sicura e rigorosa del Santo Padre». È quanto assicura il direttore della Sala Stampa vaticana, che affida questa mattina una nota sulla Radio Vaticana alcune riflessioni sullo scandalo pedofilia che non accenna a placarsi in Germania e che ha sfiorato anche papa Benedetto XVI in riferimento al periodo in cui era arcivescovo di Monaco di Baviera.«Come abbiamo già avuto modo di osservare - aggiunge padre Lombardi -, speriamo che questo travaglio possa essere alla fine di aiuto alla società nel suo insieme per farsi carico sempre meglio della protezione e della formazione dell'infanzia e della gioventù».La linea adottata dai vescovi tedeschi di fronte alla crisi degli abusi sessuali dei preti è «un modello molto utile e ispiratore per altre Conferenze episcopali che si trovino a fronteggiare analoghi problemi», ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, che sottolinea come l'approccio della Conferenza episcopale tedesca sia stato "incoraggiato" da papa Benedetto XVI.«La linea presa dalla Conferenza episcopale tedesca - sostiene Lombardi - si è confermata la strada giusta per far fronte al problema nei suoi diversi aspetti. Le dichiarazioni del presidente della Conferenza, arcivescovo Zollitsch, dopo l'incontro con il Santo Padre, riprendono le linee stabilite nella recente assemblea della Conferenza e ne ribadiscono i punti operativi essenziali: riconoscere la verità e aiutare le vittime, rafforzare la prevenzione e collaborare costruttivamente con le autorità - comprese quelle giudiziarie statali - per il bene comune della società. Monsignor Zollitsch ha anche ribadito senza incertezze l'opinione degli esperti secondo cui la questione del celibato non va in alcun modo confusa con quella della pedofilia».«È stato il cardinale Joseph Ratzinger, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, a volere una linea di assoluto rigore e trasparenza sugli scandali di pedofilia all'interno dellaChiesa», ha continuato padre Federico Lombardi. Il religioso ha osservato che le norme stabilite direcente dalla Chiesa «non hanno inteso e non hanno favorito alcuna copertura di tali delitti, ma anzi hanno messo in attoun'intensa attività per affrontare, giudicare e punire adeguatamente tali delitti nel quadro dell'ordinamento ecclesiastico».Padre Lombardi, nella sua dichiarazione, cita anche la lunga intervista concessa dal Promotore della Giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, Charles Scicluna, oggi al quotidiano cattolico
Avvenire. Dal 2001, anno in cui i
delicta graviora, i casi di abusi su minori e pedofilia sono diventati competenza della Congregazione, «il cardinale Ratzinger ha mostrato saggezza e fermezza nel gestire questi casi - ha affermato monsignor Charles Scicluna - e grande coraggio nel gestire alcuni casi molto difficili e spinosi. Quindi accusare l'attuale Pontefice di occultamento è falso e calunnioso».Secondo i dati della Congregazione, negli ultimi nove anni, vale a dire dal 2001, sono stati valutati 3mila casi di sacerdoti diocesiani e religiosi, di cui «il 60% si tratta di episodi di efebofilia, il 30% di rapporti eterosessuali e il 10% di atti di vera e propria pedofilia».I casi di preti accusati di pedofilia, quindi, sono 300 in nove anni. Di questi, secondo mons. Scicluna «in un 10% dei casi, quelli particolarmente gravi e con prove schiaccianti, il Santo Padre si è assunto la dolorosa responsabilità di autorizzare un decreto di dimissione dallo stato clericale», in un altro 10%, gli stessi chierici hanno chiesto la dispensa dagli obblighi derivati dal sacerdozio, «che è stata prontamente accettata».