Si tratta, ha chiarito il Santo Padre, di un «rimanere con Lui» che «deve accompagnare sempre l’esercizio del ministero sacerdotale; deve esserne la parte centrale, anche e soprattutto nei momenti difficili, quando sembra che le "cose da fare" debbano avere la priorità». Al discepolo tocca poi seguire il Crocifisso «sulla strada della croce», «perdere se stesso» per ritrovarsi pienamente in Cristo. Ma cosa significa questo per un prete? «Il sacerdozio – ha spiegato il Pontefice – non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale. Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero». «Chi vuole soprattutto realizzare una propria ambizione, raggiungere un proprio successo – ha avvertito Benedetto XVI – sarà sempre schiavo di se stesso e dell’opinione pubblica. Per essere considerato, dovrà adulare; dovrà dire quello che piace alla gente; dovrà adattarsi al mutare delle mode e delle opinioni e, così, si priverà del rapporto vitale con la verità, riducendosi a condannare domani quel che avrà lodato oggi». Per il Papa, «un sacerdote che veda in questi termini il proprio ministero, non ama veramente Dio e gli altri, ma solo se stesso e, paradossalmente, finisce per perdere se stesso».
Benedetto XVI durante la messa per l’ordinazione presbiterale di 14 diaconi della diocesi di Roma: «Chi vuole soprattutto realizzare una propria ambizione, raggiungere un proprio successo sarà sempre schiavo di se stesso e dell’opinione pubblica. Per essere considerato, dovrà adulare; dovrà dire quello che piace alla gente; dovrà adattarsi al mutare delle mode e delle opinioni e, così, si priverà del rapporto vitale con la verità, riducendosi a condannare domani quel che avrà lodato oggi». IL TESTO DELL'OMELIA | L'ANGELUS
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