«Specialmente in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da altre voci e la proposta di seguirlo donando la propria vita può apparire troppo difficile, ogni comunità cristiana, ogni fedele, dovrebbe assumere con consapevolezza l’impegno di promuovere le vocazioni». È il passo centrale del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che sarà celebrata il 15 maggio sul tema:
Proporre le vocazioni nella Chiesa locale. «È importante – scrive Benedetto XVI nel messaggio, diffuso oggi - incoraggiare e sostenere coloro che mostrano chiari segni della chiamata alla vita sacerdotale e alla consacrazione religiosa, perché sentano il calore dell’intera comunità nel dire il loro "sì" a Dio e alla Chiesa». «Gli uomini avranno sempre bisogno di Dio, anche nell’epoca del dominio tecnico del mondo e della globalizzazione», ha ribadito il Santo Padre citando la sua recente
Lettera ai seminaristi e ricordando che «le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono primariamente frutto di un costante contatto con il Dio vivente e di un'insistente preghiera che si eleva al "Padrone della messe" sia nelle comunità parrocchiali, sia nelle famiglie cristiane, sia nei cenacoli vocazionali». «L’arte di promuovere e di curare le vocazioni – esordisce il Papa nel Messaggio - trova un luminoso punto di riferimento nelle pagine del Vangelo in cui Gesù chiama i suoi discepoli a seguirlo e li educa con amore e premura». Soffermandosi sul modo in cui «Gesù ha chiamato i suoi più stretti collaboratori ad annunciare il Regno di Dio», Benedetto XVI sottolinea che «il primo atto è stata la preghiera per loro», perché «la vocazione dei discepoli nasce nel colloquio intimo di Gesù con il Padre». Quando, all’inizio della sua vita pubblica, Gesù ha chiamato alcuni pescatori, intenti a lavorare sulle rive del lago di Galilea, «li ha educati con la parola e con la vita affinché fossero pronti ad essere continuatori della sua opera di salvezza, ha affidato loro il memoriale della sua morte e risurrezione, e prima di essere elevato al cielo li ha inviati in tutto il mondo». Quella fatta agli apostoli, in altre parole, per il Papa «è una proposta, impegnativa ed esaltante», con cui Gesù «li invita ad entrare nella sua amicizia, ad ascoltare da vicino la sua Parola e a vivere con Lui; insegna loro la dedizione totale a Dio e alla diffusione del suo Regno secondo la legge del Vangelo; li invita ad uscire dalla loro volontà chiusa, dalla loro idea di autorealizzazione, per immergersi in un’altra volontà, quella di Dio e lasciarsi guidare da essa; fa vivere loro una fraternità, che nasce da questa disponibilità totale a Dio, e che diventa il tratto distintivo della comunità di Gesù». «Anche oggi, la sequela di Cristo è impegnativa», perché «vuol dire imparare a tenere lo sguardo su Gesù» ed «imparare a conformare la propria volontà alla Sua». Per il Papa, è «una vera e propria scuola di formazione per quanti si preparano al ministero sacerdotale ed alla vita consacrata, sotto la guida delle competenti autorità ecclesiali». «Il Signore non manca di chiamare, in tutte le stagioni della vita, a condividere la sua missione e a servire la Chiesa nel ministero ordinato e nella vita consacrata» – ribadisce il Santo Padre - e la Chiesa «è chiamata a custodire questo dono, a stimarlo e ad amarlo», poiché «è responsabile della nascita e della maturazione delle vocazioni sacerdotali». Per questo «occorre che ogni Chiesa locale si renda sempre più sensibile e attenta alla pastorale vocazionale, educando ai vari livelli, familiare, parrocchiale, associativo, soprattutto i ragazzi, le ragazze e i giovani - come Gesù fece con i discepoli – a maturare una genuina e affettuosa amicizia con il Signore; ad imparare l’ascolto attento e fruttuoso della Parola di Dio; a comprendere che entrare nella volontà di Dio non annienta e non distrugge la persona, ma permette di scoprire e seguire la verità più profonda su se stessi; a vivere la gratuità e la fraternità nei rapporti con gli altri», per trovare «la vera gioia e la piena realizzazione delle proprie aspirazioni». «Proporre le vocazioni nella Chiesa locale - scrive il Papa nel messaggio - significa avere il coraggio di indicare, attraverso una pastorale vocazionale attenta e adeguata, questa via impegnativa della sequela di Cristo, che è capace di coinvolgere tutta la vita». Di qui l’appello ai vescovi ad «incrementare il più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie», anche tramite la «cura nella scelta degli operatori per il Centro Diocesano Vocazioni, strumento prezioso di promozione e organizzazione della pastorale vocazionale». Ai vescovi, il Papa raccomanda inoltre «un’equa distribuzione dei sacerdoti nel mondo: la vostra disponibilità verso diocesi con scarsità di vocazioni – spiega - diventa una benedizione di Dio per le vostre comunità ed è per i fedeli la testimonianza di un servizio sacerdotale che si apre generosamente alle necessità dell’intera Chiesa». Benedetto XVI rivolge infine un appello a tutti coloro che, nelle parrocchie, «possono offrire il proprio contributo alla pastorale delle vocazioni: i sacerdoti, le famiglie, i catechisti, gli animatori: «Ogni momento della vita della comunità ecclesiale è una preziosa opportunità per suscitare, in particolare nei più piccoli e nei giovani, il senso di appartenenza alla Chiesa e la responsabilità della risposta alla chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata».