Un "grande santo", che "ci rammenta che nel cuore della Chiesa deve sempre bruciare un fuoco missionario, il quale spinge incessantemente a portare il primo annuncio del Vangelo e, dove necessario, ad una nuova evangelizzazione". Così Benedetto XVI ha definito san Domenico, al centro della catechesi dell'udienza generale di oggi."È Cristo -ha proseguito il Papa - il bene più prezioso che gli uomini e le donne di ognitempo e di ogni luogo hanno il diritto di conoscere e di amare", ed "è consolante vedere come anche nella Chiesa di oggi sono tanti - pastori e fedeli laici, membri di antichi ordini religiosi e di nuovi movimenti ecclesiali -che con gioia spendono la loro vita per questo ideale supremo: annunciare e testimoniare il Vangelo".Viaggiando nell'Europa del Nord, ha ricordato il Pontefice, san Domenico "si rese conto di due enormi sfide per la Chiesa del suo tempo: l'esistenza di popoli non ancora evangelizzati, ai confini settentrionali del continente europeo, e la lacerazione religiosa che indeboliva la vita cristiana nel Sud della Francia, dove l'azione di alcuni gruppi eretici creava disturbo e l'allontanamento dalla verità della fede". "L'azione missionaria verso chi non conosce la luce del Vangelo e l'opera di rievangelizzazione delle comunità cristiane - ha aggiunto il Pontefice - divennero così le mète apostoliche che Domenico si propose di perseguire". Fu il Papa, ha proseguito Benedetto XVI ripercorrendo l'azione missionaria di san Domenico, a chiedere a quest'ultimo "di dedicarsi alla predicazione agli Albigesi, un gruppo eretico che sosteneva una concezione dualista della realtà, con due principi creatori ugualmente potenti,il bene e il male" che "disprezzava, di conseguenza, la materia, rifiutando anche il matrimonio, fino a negare l'incarnazione di Cristo, i sacramenti e la risurrezione dei corpi"."Gli Albigesi stimavano la vita povera e austera e criticavano la ricchezza del clero di quel tempo", ha ricordato il Papa, quindi ha aggiunto: san Domenico, da parte sua, "accettò con entusiasmo questa missione, che realizzò proprio con l'esempio della sua esistenza povera e austera, con la predicazione del Vangelo e con dibattiti pubblici. A questa missione di predicare la buona novellaegli dedicò il resto della sua vita". Furono poi i "figli" di san Domenico a realizzare "anche gli altri sogni di san Domenico: la missione ad gentes, a coloro che ancora non conoscevano Gesù, e la missione a coloro che vivevano nelle città, soprattutto quelle universitarie, dove le nuove tendenze intellettuali erano una sfida per la fede dei colti".