giovedì 24 marzo 2016
Papa Francesco, nel Giovedì santo, al Centro accoglienza richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto laverà i piedi ai profughi come segno di servizio e attenzione alle loro condizioni. Nella Messa Crismale: «Dio eccede nel perdono» 
Lavanda dei piedi: le storie dei profughi che incontrano il Papa
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Papa Francesco apre il Triduo Pasquale celebrando alle 17 la Messa in Coena Domini con gli 892 migranti ospiti del Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, uno dei più importanti d’Italia, gestito dal 2014 dalla cooperativa sociale Auxilium.Papa Francesco, nel Giovedì santo, si chinerà e laverà i piedi ai profughi come segno di servizio e attenzione alle loro condizioni. Nazionalità, religione, sogni e speranze: le storie dei 12 profughi Alle 17 i dodici profughi riceveranno il segnale concreto di accoglienza da Papa Francesco: tra loro ci sono cinque fedeli di religione cattolica. L’unica donna cattolica è Angela Ferri, 30 anni, proveniente da Stigliano. I restanti sono quattro giovani nigeriani, di cui due fratelli, arrivati in periodi diversi in Italia ma con lo stesso tragitto. Tutti e quattro sono studenti. Partiti dalla Nigeria hanno attraversato il Niger e la Libia. I due fratelli sono Shadrach Osahon ed Endurance rispettivamente di 26 e 21 anni. Per salvarsi sono stati separati alcuni mesi ma alla fine si sono riuniti. Il maggiore è arrivato in Italia il 16 agosto 2014 mentre il fratello minore il 17 ottobre dello stesso anno. Gli altri due profughi nigeriani che riceveranno la lavanda sono Miminu Bright che compirà 27 anni il prossimo 15 giugno e il ventiduenne Osma, già laureato in fisica.
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Altre tre donne profughe di religione copta e di nazionalità eritrea. Tutte e tre sono partite proprio dall’Eritrea seguendo il medesimo percorso: Etiopia, Sudan, Libia e Italia. Come fossero legate da un filo conduttore tutte sono arrivate in Sicilia. La più grande, la ventiseienne Luchia, è arrivata il 7 ottobre dello scorso anno. Kbra, 23 anni il primo aprile, è approdata sulle coste dell’isola il 5 novembre e l’appena ventenne Lucia il 4 dicembre. Tre sono i mussulmani che incontreranno Papa Francesco per la lavanda:Sira, 37 anni, proviene dal Mali. È arrivato al Cara da meno di due anni dopo essere passato per il Niger e la Libia. Mohamed, anch’egli mussulmano, ha compiuto 22 anni oggi ed è arrivato al centro di accoglienza da neanche due mesi. Lui è nato in Siria, terra dalla quale è scappato varcando i confini della Libia fino ad approdare sulle nostre coste a Lampedusa lo scorso 11 gennaio. Khurram compirà 26 anni l’1 giugno, ed è originario del Pakistan. Proprio da lì è partito attraversando Iran, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria e Austria fino all’arrivo a Caltanissetta l’1 settembre 2015. L’unico profugo di religione hindù, Kunal di 29 anni, ha seguito le stesse tappe di Khurram ma ha iniziato il suo viaggio dall’India. L'incontro con le famiglie Il centro di accoglienza richiedenti asilo ospita, in totale, 892 persone di cui 554 di religione mussulmana, 337 cristiana e 2 hindù. Oltre ai dodici a cui laverà i piedi il Papa incontrerà anche tre famiglie di profughi: Amin, originaria della Palestina, Haron e Mesfun che arrivano dall’Eritrea. La famiglia degli Amin è composta dalla bisnonna Taqia, che nel lontano 1948 si era rifugiata in Iraq e poi nel 2012 in Siria, dal figlio Hassan che è sposato con Sawsan con cui ha avuto una figlia, Tahani. Tahani a sua volta si è sposata con Dardir con il quale ha avuto due figli di otto e sei anni, Roshdi e Mohammad. Infine, la bisnonna Taqia ha anche un altro nipote di nome Hani. Gli Amin sono arrivati al Cara su un “barcone della speranza” lo scorso gennaio come la famiglia Haron. Quest’ultima ha dovuto affrontare un viaggio difficilissimo poiché Lucia, moglie di Hassen, era incinta. Infatti, arrivati al Centro il 29 gennaio in due sono diventati tre il 12 marzo appena passato grazie alla nascita di Saber. L’ultima famiglia che Papa Francesco incontrerà sarà quella eritrea dei Mesfun composta solo da madre Luchia e dalla piccola Merhawit, il cui significato in italiano è libertà. Madre e figlia, infatti, sono state protagoniste, nell’ottobre passato, di un altro viaggio pericoloso e difficoltoso. Luchia ha affrontato la traversata proprio nei giorni del parto: arrivata in Italia il 7 ottobre, il 9 ha dato alla luce a Grosseto Merhawit. Dalla Toscana poi l’ennesimo trasferimento al Centro dove sono state accolte il 12 dicembre 2015. Ora si sono integrate e partecipano attivamente alla vita del Cara come per esempio alla giornata del Migrante, lo scorso 17 gennaio, quando sono anche passate attraverso la Porta Santa.
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