Nel corso dell'udienza al Catholicos Mar Dinkha IV, Papa Francesco ha sottolineato che la sua visita "è un ulteriore passo sul cammino di una crescente vicinanza e comunione spirituale tra di noi, dopo le amareincomprensioni dei secoli passati". Ed ha rammentato la Dichiarazione Cristologica comune sottoscritta proprio da Mar Dinkha e da San Giovanni Paolo II. Questa, ha detto, "ha costituito una pietra miliare del nostro cammino verso la piena comunione": "Con essa abbiamo riconosciuto di confessare l'unica fede degli apostoli, la fede nella divinità ed umanità di Nostro Signore Gesù Cristo, unite in un'unica persona, senza confusione nè cambiamento, senza divisione né separazione. Per usare le parole di quello storico documento, "noi confessiamo uniti la stessa fede nel Figlio di Dio che è diventato uomo. Il Papa ha quindi assicurato il suo "personale impegno nel continuare a camminare lungo questo sentiero, approfondendo ulteriormente le relazioni di amicizia e di comunione che esistono tra la Chiesa di Roma e la Chiesa Assira dell'Oriente". In particolare, ha indicato il lavoro della Commissione mista per il dialogo teologico, con l'auspicio che "si avvicini il giorno benedetto in cui potremo celebrare allo stesso altare il sacrificio di lode, che ci renderà una sola cosa in Cristo": "Ciò che ci unisce è già molto di più di ciò che ci divide, per questo motivo ci sentiamo spinti dallo Spirito a scambiarci sin da ora i tesori spirituali delle nostre tradizioni ecclesiali, per vivere, come veri fratelli, condividendo i doni che il Signore non cessa di fare alle nostre Chiese, come segno della sua bontà e misericordia".L'incontro con i nunzi in Medio Oriente Papa Francesco ha incontrato questa mattina i 24 tra nunzi apostolici e superiori della Curia romana partecipanti al vertice sul Medio Oriente, che era stato convocato già in luglio alla vigilia del viaggio in Iraq dell'inviato speciale del Papa, il cardinale Fernando Filoni, prefetto della congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, nel Kurdistan iracheno, tra le popolazioni perseguitate dall'autoproclamato Stato Islamico. I lavori, in corso nella biblioteca della Segreteria di Stato, si concluderanno oggi. Nei giorni scorsi la Santa Sede aveva confermato il vertice per fare il punto sulla crisi dell'area mediorientale, precisando che all'incontro prendono parte i rappresentanti pontifici in Egitto, Israele/ Gerusalemme/Palestina, Giordania/Iraq, Iran, Libano, Siria, Turchia, oltre ai rappresentanti della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York e Ginevra e presso l'Unione europea. Per la Curia Romana partecipano il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, il sostituto, il segretario e il sottosegretario per i Rapporti con gli Stati.Presenti anche il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli (recentemente inviato del Papa nella regione), e i responsabili di diversi Dicasteri più direttamente coinvolti, ovvero la Congregazione per le Chiese Orientali e i Pontifici Consigli per il Dialogo interreligioso, per l'Unità dei Cristiani, per la Giustizia e la Pace, per i Migranti e gli Itineranti e il dicastero di "Cor Unum".
Il Papa nell’incontro con Mar Dinkha IV, Patriarca della Chiesa Assira d’Oriente: preghiamo per i cristiani del Medio Oriente.
Preghiamo per i cristiani del Medio Oriente che stanno
“soffrendo una persecuzione quotidiana”. È l’esortazione di Papa Francesco
nell’incontro di stamani con Mar Dinkha IV, Patriarca della Chiesa Assira
d’Oriente; il Pontefice ha inoltre assicurato il suo impegno affinché si possano
approfondire le relazioni di amicizia tra la Chiesa di Roma e quella Assira. Il
servizio di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana:
L'incontro è stata un’occasione
soprattutto per condividere la sofferenza che stanno vivendo i cristiani in
diverse regioni del Medio Oriente, così come gli appartenenti ad altre minoranze
religiose, specialmente in Iraq e in Siria:
“Quanti nostri fratelli e sorelle stanno soffrendo una
persecuzione quotidiana! Quando pensiamo alla loro sofferenza, ci viene
spontaneo andare al di là delle distinzioni di rito o di confessione: in essi è
il corpo di Cristo che, ancora oggi, viene ferito, colpito, umiliato. Non vi
sono ragioni religiose, politiche o economiche che possano giustificare ciò che
sta accadendo a centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti. Ci
sentiamo profondamente uniti nella preghiera di intercessione e nell’azione di
carità verso queste membra del corpo di Cristo che stanno
soffrendo”.
Francesco ha dunque sottolineato che questa visita “è
un ulteriore passo sul cammino di una crescente vicinanza e comunione spirituale
tra di noi, dopo le amare incomprensioni dei secoli passati”. Ed ha rammentato
la Dichiarazione Cristologica comune sottoscritta proprio da Mar Dinkha e da San
Giovanni Paolo II. Questa, ha detto, “ha costituito una pietra miliare del
nostro cammino verso la piena comunione”:
“Con essa abbiamo riconosciuto di confessare l’unica
fede degli apostoli, la fede nella divinità ed umanità di Nostro Signore Gesù
Cristo, unite in un’unica persona, senza confusione né cambiamento, senza
divisione né separazione. Per usare le parole di quello storico documento, “noi
confessiamo uniti la stessa fede nel Figlio di Dio che è diventato uomo perché
noi, per mezzo della sua grazia, diventassimo figli di Dio”.
Il Papa ha quindi assicurato il suo “personale impegno
nel continuare a camminare lungo questo sentiero, approfondendo ulteriormente le
relazioni di amicizia e di comunione che esistono tra la Chiesa di Roma e la
Chiesa Assira dell’Oriente”. In particolare, ha indicato il lavoro della
Commissione mista per il dialogo teologico, con l’auspicio che “si avvicini il
giorno benedetto in cui potremo celebrare allo stesso altare il sacrificio di
lode, che ci renderà una sola cosa in Cristo”:
“Ciò che ci unisce è già molto di più di ciò che ci
divide, per questo motivo ci sentiamo spinti dallo Spirito a scambiarci sin da
ora i tesori spirituali delle nostre tradizioni ecclesiali, per vivere, come
veri fratelli, condividendo i doni che il Signore non cessa di fare alle nostre
Chiese, come segno della sua bontà e misericordia.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: