Si presenta bussando «delicatamente» alla «porta del cuore» dei brasiliani. Paragona i giovani agli occhi, perché - spiega - come da questi entra in noi la luce che ci permette di vedere, così «la gioventù è la finestra attraverso la quale il futuro entra nel mondo». E infine allarga le braccia, come il Cristo del Corcovado, per stringere «l’intera nazione brasiliana, nella sua complessa ricchezza umana, culturale e religiosa». Le prime parole del Papa al suo ritorno nel continente che gli ha dato i natali parlano un linguaggio che la gente, accorsa per le strade di Rio a salutarlo, comprende al volo e ricambia con un’accoglienza straripante che travolge anche gli addetti alla sicurezza.Tra il primo vescovo di Roma di origine latinoamericana e l’immensa metropoli sede della Gmg 2013 è amore a prima vista. All’aeroporto, dove il Papa atterra in leggero anticipo, al posto degli inni ufficiali, risuona quello della Gmg cantato da un coro di bambini. Poi invece della classica auto blu, Francesco prende posto su una Fiat Idea, in pratica un’utilitaria, la più piccola del corteo. Infine un lungo «abbraccio», anche troppo forte, con il centro della città, fino al Palazzo del Governo. Saltano le misure di sicurezza, l’auto del Papa è letteralmente assediata dalla folla, in alcuni punti deve fermarsi perché la gente le si avvicina pericolosamente e qualcuno potrebbe farsi male. In un altro tratto il corteo sembra infilarsi in una specie di budello (forse per un errore di percorso?) e resta bloccato nel traffico cittadino tra la Cattedrale, il Teatro Municipale e alcune delle principali arterie centrali. Impossibile quantificare le presenze lungo le strade. Ma l’impressione, a occhio, è che si tratti di numeri già importanti, conditi da un entusiasmo che trasfigura il volto della città. In tal modo neanche la scelta di tenere (per timore delle annunciate contestazioni) la cerimonia ufficiale di benvenuto nel blindatissimo giardino del Palazzo di Guanabara, sede del governo locale, alla presenza della presidente brasiliana, Dilma Roussef, raffredda gli entusiasmi. Televisioni e agenzie di stampa diffondono infatti in tempo reale i contenuti del discorso di Francesco (che Avvenire pubblica integralmente in questa stessa pagina) e consegnano perciò in qualche modo a domicilio il primo messaggio del Papa.Quelli che hanno potuto assicurarsi il posto in prima fila dietro le transenne, cercano il suo sorrido, un contatto, una carezza. Gli uomini della gendarmeria vaticana sembrano dover soccombere al muro di folla, ma miracolosamente, anche se a passo d’uomo, l’auto papale avanza. Sono non solo gli oltre 400mila giovani già iscritti ufficialmente alla Gmg, ma anche i locali, la gente dei quartieri bene intorno a Copacabana e Ipanema come i diseredati delle 800 favelas di Rio, che spesso vivono raccogliendo i rifiuti.Ma per Francesco, e lo si vede anche dai suoi primi gesti, nessuna delle persone che gli si affollano intorno è parte indistinta di una folla anonima. Nessun uomo, nessuna donna di questa città, di questo Paese, di questo continente, specie i più poveri e abbandonati, può essere considerato un "rifiuto". E lo dice chiaramente. «Dall’Amazzonia fino alla pampa, dalle regioni aride fino al Panatanal, dai piccoli paesi fino alle metropoli, nessuno si senta escluso dall’affetto del Papa». Lo dice con la consapevolezza di chi non porta «né oro né argento», ma «ciò che di più prezioso» gli è stato dato: «Gesù Cristo». E soprattutto lo dice ai governanti brasiliani come di tutto il mondo. A loro, anzi, Francesco riserva la parte più impegnativa e programmatica del suo discorso. «La gioventù è la finestra attraverso la quale il futuro entra nel mondo», afferma. Ed è come se declinasse che cosa significa - secondo una sua celebre espressione - non rubare la speranza ai giovani. «La nostra generazione – argomenta infatti – si rivelerà all’altezza della promessa che c’è in ogni giovane quando saprà offrirgli spazio; tutelarne le condizioni materiali e spirituali per il pieno sviluppo; dargli solide fondamenta su cui possa costruire la vita; garantirgli la sicurezza e l’educazione; trasmettergli valori duraturi; assicurargli un orizzonte trascendente per la sua sete di felicità; consegnargli l’eredità di un mondo che corrisponda alla misura della vita umana; svegliare in lui le migliori potenzialità per essere protagonista del proprio domani e corresponsabile del destino di tutti». Insomma un programma educativo e politico insieme, che dà il via alla Gmg. La festa è cominciata. Dal cuore. Papa Francesco ha bussato. I brasiliani e i giovani gli hanno già aperto.