“Noi – mi domando –, cari fratelli Vescovi, abbiamo paura? Di che cosa abbiamo paura? E se ne abbiamo, quali rifugi cerchiamo, nella nostra vita pastorale, per essere al sicuro? Cerchiamo forse l’appoggio di quelli che hanno potere in questo mondo? O ci lasciamo ingannare dall’orgoglio che cerca gratificazioni e riconoscimenti, e lì ci sembra di stare sicuri? Dove poniamo la nostra sicurezza"?
Pietro, ferito dalla delusione data al Signore nella notte del tradimento, sa di non potersi affidare a se stesso e alle proprie forze: confida nella misericordia del Signore, sa che la fedeltà di Dio è più grande dell’infedeltà e dei rinnegamenti umani e, alla domanda di Gesù: “Mi vuoi bene?”, risponde: “Signore tu conosci tutto, sai che ti voglio bene”. Così, confidando non sulla nostra capacità di essere fedeli, quanto sulla “incrollabile fedeltà di Dio” che “supera ogni umana immaginazione”, “sparisce - spiega Francesco - la paura, l’insicurezza, la pusillanimità”:
“La fedeltà che Dio incessantemente conferma anche a noi Pastori, al di là dei nostri meriti, è la fonte della nostra fiducia e della nostra pace”.
L’amore di Gesù basta, mai soffermarsi sulle cose secondarie:
“Il Signore oggi ripete a me, a voi, e a tutti i Pastori: Seguimi! Non perdere tempo in domande o in chiacchiere inutili; non soffermarti sulle cose secondarie, ma guarda all’essenziale e seguimi. Seguimi nonostante le difficoltà. Seguimi nella predicazione del Vangelo. Seguimi nella testimonianza di una vita corrispondente al dono di grazia del Battesimo e dell’Ordinazione. Seguimi nel parlare di me a coloro con i quali vivi, giorno dopo giorno, nella fatica del lavoro, del dialogo e dell’amicizia. Seguimi nell’annuncio del Vangelo a tutti, specialmente agli ultimi, perché a nessuno manchi la Parola di vita, che libera da ogni paura e dona la fiducia nella fedeltà di Dio”.
Ha assistito alla celebrazione una delegazione del Patriarcato ecumenico guidata dal metropolita di Pergamo, Ioannis, e inviata dal Patriarca Bartolomeo I: “Preghiamo il Signore perché anche questa visita possa rafforzare i nostri fraterni legami nel cammino verso la piena comunione tra le due Chiese sorelle, da noi tanto desiderata”.
Segno del desiderio di unità tra le Chiese, i canti che hanno animato la liturgia, eseguiti insieme dal coro del Patriarcato di Mosca e dalla Cappella Musicale Pontificia in linea con un progetto avviato da Benedetto XVI e portato avanti con forza da Francesco e che vede nell’arte uno strumento per creare ponti di dialogo, nella riscoperta delle fonti comuni.