venerdì 2 aprile 2010
I cattolici non possono accettare le ingiustizie elevate a "diritto" e a leggi, prima fra tutte "l'uccisione di bambini innocenti non ancora nati": è quanto ha detto papa Ratzinger durante la Messa del Crisma celebrata ieri a San Pietro. «La lotta dei cristiani consisteva e consiste  - ha detto il Papa - non nell'uso della violenza, ma nel fatto che essi erano e sono tuttora pronti a soffrire per il bene, per Dio».
Il testo dell'Omelia nella Messa crismale
Il testo dell'Omelia nella Messa in Cena Domini
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Nel simbolismo dell’olio consacrato è racchiuso tutto il significato dell’essere cristiani. Segno della misericordia e della pace, esso lo è anche della disposizione alla lotta, che non contrasta col tema della pace, ma ne è una parte». Perché «la lotta dei cristiani consisteva e consiste non nell’uso della violenza, ma nel fatto che essi erano e sono tuttora pronti a soffrire per il bene, per Dio», così come «consiste nel fatto che i cristiani, come buoni cittadini, rispettano il diritto e fanno ciò che è giusto e buono», ma anche «rifiutano di fare ciò che negli ordinamenti giuridici in vigore non è diritto, ma ingiustizia».È quanto ha ricordato ieri mattina Benedetto XVI, nell’omelia della Messa del Crisma celebrata nella Basilica di San Pietro, la prima delle due tradizionali celebrazioni del Giovedì Santo, con la Messa serale In Coena Domini a San Giovanni in Laterano, presiedute come di consueto dal Pontefice. «La lotta dei martiri – ha spiegato papa Ratzinger – consisteva nel loro "no" concreto all’ingiustizia: respingendo la partecipazione al culto idolatrico, all’adorazione dell’imperatore, si sono rifiutati di piegarsi davanti alla falsità, all’adorazione di persone umane e del loro potere». Essi, «con il loro "no" alla falsità e a tutte le sue conseguenze hanno innalzato il potere del diritto e della verità», e «così hanno servito la vera pace».«Anche oggi – ha quindi aggiunto Benedetto XVI – è importante per i cristiani seguire il diritto, che è il fondamento della pace. Anche oggi è importante per i cristiani non accettare un’ingiustizia che viene elevata a diritto – per esempio, quando si tratta dell’uccisione di bambini innocenti non ancora nati. Proprio così serviamo la pace e proprio così ci troviamo a seguire le orme di Gesù Cristo, di cui san Pietro dice: "Insultato non rispondeva con insulti; maltrattato non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia"».Sullo stesso tema della testimonianza il Papa è poi tornato nel pomeriggio a San Giovanni, nell’omelia della celebrazione che fa memoria dell’ultima cena, nel corso della quale, indossando un grembiule bianco, ha ripetuto il rito della lavanda dei piedi con dodici anziani sacerdoti. «Quando noi meditiamo sulla Passione del Signore – ha detto – dobbiamo anche percepire il dolore di Gesù per il fatto che siamo in contrasto con la sua preghiera; che facciamo resistenza al suo amore; che ci opponiamo all’unità, che deve essere per il mondo testimonianza della sua missione». Di qui l’invito a un profondo «esame di coscienza» rispetto a colpe ed errori che minacciano «l’unità» del popolo di Dio, che allontanano dalla «comunione» con Lui e dalla testimonianza cristiana.E dunque, se l’annuncio evangelico «non potrà mai cessare nella storia» e «sempre» susciterà «la fede e raccoglierà gli uomini nell’unità», ciò che «in quest’ora il Signore ci chiede» è «vivi tu, mediante la fede, nella comunione con me e così nella comunione con Dio? O non vivi forse piuttosto per te stesso, allontanandoti così dalla fede? E non sei forse con ciò colpevole della divisione che oscura la mia missione nel mondo; che preclude agli uomini l’accesso all’amore di Dio?». «È stata una componente della Passione storica di Gesù – ha spiegato – e rimane una parte di quella sua Passione che si prolunga nella storia, l’aver Egli visto e il vedere tutto ciò che minaccia, distrugge l’unità».Al momento della presentazione dei doni, durante la Messa vespertina concelebrata con 120 tra cardinali, fra i quali il vicario di Roma Agostino Vallini, vescovi e sacerdoti, al Papa è stata affidata l’offerta raccolta per la ricostruzione del Seminario maggiore "Notre Dame d’Haiti" di Port-au-Prince, distrutto dal terremoto che ha devastato l’isola caraibica.
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