La Croce della Giornata mondiale della gioventù
Nel discorso a braccio ai volontari della Gmg, poco prima della partenza da Cracovia, papa Francesco aveva indicato Maria come modello da seguire. Ora ha deciso che sarà lei a guidare i passi dei ragazzi nei prossimi tre anni, in un percorso che li condurrà alla Gmg di Panama (2019).
«Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente», «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio», «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola»: sono questi infatti i temi scelti per il percorso delle Giornate mondiali che partirà il prossimo anno.
E il cammino proposto ai giovani è in perfetta sintonia con la riflessione che papa Francesco ha affidato al prossimo Sinodo dei vescovi: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».
«Non perdete tempo sul divano, prendete in mano la vostra vita aveva consigliato il Papa ai giovani a Cracovia – ricorda Paolo Giulietti, vescovo ausiliare di Perugia e dal 2001 al 2007 responsabile del Servizio nazionale di pastorale giovanile della Cei –, oggi chiede loro di scoprire quale impronta vogliono lasciare nel mondo. E Maria, tra i pochi giovani "chiamati" nella Bibbia, è un modello vicino anche anagraficamente. Francesco li invita a non perdere tempo in progetti individualistici, ma di essere attenti all’altro, di collocarsi in un progetto più grande della propria sistemazione lavorativa o affettiva».
Per il vescovo emerito di Fabriano-Matelica, Giancarlo Vecerrica, «inventore» del pellegrinaggio mariano Macerata-Loreto, è significativo che partecipino alla marcia notturna, recitando Rosari, persone che si dichiarano atee. Tra le testimonianze ricorda quella di «una pallavolista russa che si diceva atea, ma voleva “vedere Dio nel volto di quelli che credono”. Oppure il gruppo di ragazzi lontani dall'oratorio ma che qui si sentivano "coinvolti"».
«La Madonna - aggiunge Vecerrica - è un esempio clamoroso di vita realizzata: è stata umile ed è diventata grande. E noi Pastori dobbiamo offrire ai giovani mete alte».
La Madre di Gesù resta un modello che «oggi proponiamo ai nostri ragazzi della comunità di recupero – racconta don Mimmo Beneventi, incaricato di pastorale giovanile della diocesi di Acerenza – perchè li costringe a rivedere il proprio progetto di vita e chiede loro di essere responsabili delle scelte. Ma anche, e non è poco, indica che esiste la possibilità di una rinascita».