Gli imprenditori vanno sostenuti nel servizio che rendono alla società e al "bene comune", ma non devono prescindere "dall'eticità" delle loro azioni: la stessa crisi può essere una "opportunità" percambiare il modello di sviluppo, mettendo "la persona" al centro dell'economia e della finanza e fissando come "obiettivo prioritario" l'accesso a "un lavoro dignitoso per tutti".Parlando ai membri dell'Unione Industriali di Roma, il Papa ha richiamato le imprese alle proprie responsabilità sociali ed "etiche", indicando l'utilità collettiva come fine primario, "anzichè pensare ad accumulare ricchezza solo per sè". Per un giorno il Papa-teologo ha parlato quasi da economista, manifestando ancora una volta - a 48 ore dalla visita del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone alla Confindustria - l'attenzione della Chiesa Cattolica, ai suoi massimi livelli, verso il mondo dell'impresa e del lavoro.Ratzinger ha invitato a un "profondo ripensamento", sull'onda degli "effetti negativi" generati "dalla cosiddetta 'finanziarizzazionè dell'economia e delle stesse imprese". "La crisi attuale - ha detto - ha sottoposto a dura prova i sistemi economici e produttivi dei vari Paesi. Tuttavia - ha proseguito -, essa va vissuta con fiducia, perchè può essere considerata un'opportunità dal punto di vista della revisione dei modelli di sviluppo e di una nuova organizzazione del mondo della finanza". E ricordando la sua 'Caritas in veritatè ha sollecitato a "porre al centro dell' economia e della finanza la persona" e a perseguire "come obiettivo prioritario l'accesso ad un lavoro dignitoso per tutti".Gli imprenditori "vanno particolarmente incoraggiati nel loro impegno a servizio della società e del bene comune", è stato l'appello del Papa, che non ha mancato di sottolineare i "sacrifici" necessari per "aprire o tenere nel mercato la propria impresa", il cui essere "comunità di persone", produttrice di beni e servizi, "non ha come unico scopo il profitto, peraltro necessario". Secondo il Pontefice, "inparticolare le piccole e medie imprese risultano sempre più bisognose di finanziamento, mentre il credito appare meno accessibile ed è molto forte la concorrenza nei mercati globalizzati, specie da parte di quei Paesi dove non vi sono - o sono minimi - i sistemi di protezione sociale per i lavoratori". Ne deriva che "l'elevato costo del lavoro rende i propri prodotti e servizi meno competitivi e sono richiesti sacrifici non piccoli per non licenziare i propri lavoratori".Musica per le orecchie, questa, per la platea in gran parte di piccoli e medi imprenditori dell'Uir, guidati nella Sala Clementina dal loro presidente Aurelio Regina. In ogni caso, per Ratzinger, la vita di un'impresa dipende "dall'eticità del suo progetto e della sua attività". È importante "saper vincere quella mentalità individualistica e materialistica che suggerisce di distogliere gli investimenti dall'economia reale per privilegiare l'impiego dei propri capitali nei mercati finanziari, in vista di rendimenti più facili e più rapidi". Al contrario, per il Papa, "le vie più sicure" per "contrastare il declino" consistono "nel mettersi in rete con altre realtà sociali, investire in ricerca ed innovazione, non praticare un'ingiusta concorrenza tra imprese, non dimenticare i propri doveri sociali ed incentivare una produttività di qualità per rispondere ai reali bisogni della gente". D'altra parte, chi ha "resistito" di fronte alla crisi, sono stati proprio "quei soggetti economici capaci di attenersi a comportamenti morali e attenti ai bisogni del proprio territorio". "L'impresa può essere vitale e produrre 'ricchezza socialè - ha concluso il Pontefice - se a guidare gli imprenditori e i manager è uno sguardo lungimirante, che preferisce l'investimento a lungo termine al profitto speculativo e che promuove l'innovazione anzichè pensare ad accumulare ricchezza solo per sè".