Dici
Czestochowa e pensi alla fede, alle vicissitudini, alla storia di un popolo come quello polacco. Storia remota, che ne ha fatto la "capitale spirituale" della nazione, e storia recente, come la
Gmg di venticinque anni fa, i viaggi di Giovanni Paolo II nella sua Polonia e la caduta dei muri di separazione. Anche papa Francesco nel suo secondo giorno di visita ha "detto"
Czestochowa. Nel corso di una mattinata intensa, in cui ha anche fatto visita all'anziano e malato
cardinale Franciszek Macharski e ha fatto venire i brividi ai fedeli, inciampando e cadendo all'inizio della Messa (per fortuna senza conseguenze), ha pronunciato e declinato alla sua maniera il nome di questa località mariana, davanti a una folla strabocchevole - centinaia di migliaia di persone - che ha ricordato a chi c'era il clima della
Giornata mondiale della Gioventù del 1991 e chi non c'era ha permesso di sperimentare in prima persona l'entusiasmante esperienza di un incontro con il Vescovo di Roma.
Ha detto
Czestochowa,
papa Francesco per sottolineare lo stile mariano con il quale bisogna vivere il Giubileo della misericordia e questo nostro tempo. "Dio ci salva facendosi piccolo, vicino e concreto", ha fatto notare nell'omelia della Messa celebrata sulla spianata davanti al santuario-fortezza. E dunque "piccolezza, vicinanza e concretezza" - le tre caratteristiche della
Madonna - devono diventare anche le parole chiave dell'azione della Chiesa (e di ogni cristiano) nel mondo. Esattamente il contrario, dunque, di quanto il mondo suggerisce e in alcuni casi impone. "Essere attratti dalla potenza, dalla grandezza e dalla visibilità è tragicamente umano ed è - ha rimarcato il Pontefice - una grande tantazione nche cerca di insinuarsi ovunque. Donarsi agli altri, azzerando le distanze, dimorando nella piccolezza e abitando concretamente la quotidianità, questo è squisitamente divino".
Ecco dunque la schiera di martiri, di persone semplici e straordinarie, di annunciatori miti e forti della misericordia che Francesco fa idealmente sfilare con le sue parole - a cominciare da
san Giovanni Paolo II e santa
Faustina Kowalska - davanti agli occhi di tutti. Ed ecco soprattutto la figura di Maria, che in questo senso diventa davvero icona da imitare. "Chiediamo la grazia di fare nostra la sua sensibilità, la sua sensibilità, la sua fantasia nel servire chi è nel bisogno, la bellezza di spendere la vita per gli altri, senza preferenze e distinzioni".
C'è in queste espressioni il paradigma di una vita autenticamente evangelica. Che si aggiunge, completandole, alle altre raccomandazioni del Pontefice: "Evitare decisionismi e mormorazioni nelle nostre comunità". Procedere insieme. Condividere gioie e fatiche della gente, così che il Vangelo passi in modo coerente attraverso la trasparenza della vita. Da ora in poi, dunque, per i polacchi e non solo, dire
Czestochowa sarà anche tenere presente questa specialissima lezione di storia del
Papa. Come egli stesso ha riassunto, "A poco serve il prima e il dopo Cristo, se rimane una data negli annali". Il vero passaggio è "quello interiore verso lo stile divino incarnato da Maria: operare da vicino e accompagnare da vicino, con cuore semplice e aperto".