martedì 24 settembre 2013
Così il Papa nel Messaggio per la 100ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebra il 19 gennaio. «Sono bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad abbandonare le loro case. Alla solidarietà e all’accoglienza spesso si contrappongono il rifiuto, la discriminazione, i traffici dello sfruttamento, del dolore e della morte».
IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO
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Migranti e rifugiati non sono pedine nello scacchiere dell’umanità. Così Papa Francesco nel messaggio diffuso oggi in vista della centesima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebra il prossimo 19 gennaio sul tema “Migranti e rifugiati: verso un futuro migliore”. Il Pontefice denuncia lo sfruttamento e la tratta, esorta tutti i Paesi ad affrontare in sinergia le difficoltà connesse alle migrazioni ed infine invita ad una conversione di atteggiamenti: da pregiudizi e paure alla cultura dell’incontro. Nell’epoca della globalizzazione Papa Francesco chiede di affrontare e gestire in modo nuovo, equo ed efficace la realtà delle migrazioni, a partire da una cooperazione internazionale e uno spirito di profonda solidarietà e compassione. La speranza di un mondo migliore accomuna tutta l’umanità - rileva – “è quindi necessario operare perché vi siano condizioni di vita più dignitose per tutti”. “Il mondo – aggiunge Papa Francesco – può migliorare solo se l’attenzione primaria è rivolta alla persona, se la promozione della persona è integrale, in tutte le dimensioni, inclusa quella spirituale; se si è capaci di passare da una cultura dello scarto ad una cultura dell’incontro e dell’accoglienza”.“Migranti e rifugiati”, infatti “non sono pedine nello scacchiere dell’umanità”, scrive il Papa, “si tratta di bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad abbandonare le loro case per varie ragioni”. “Alla solidarietà e all’accoglienza” spesso – prosegue - si contrappongono il rifiuto, la discriminazione, i traffici dello sfruttamento, del dolore e della morte. “A destare preoccupazione sono soprattutto le situazioni in cui la migrazione non è solo forzata, ma addirittura realizzata attraverso varie modalità di tratta delle persone e di riduzione in schiavitù”.“Il lavoro schiavo oggi è moneta corrente”. La Chiesa non può tacere le situazioni di miseria da cui fuggono milioni persone le quali, “mentre sperano di trovare compimento alle loro attese, incontrano, spesso sventure più gravi e che feriscono la loro dignità umana”. Papa Francesco cita Benedetto XVI invocando una stretta collaborazione tra Paesi di provenienza e Paesi di approdo, accompagnata da normative internazionali. “Nessun paese può affrontare da solo le difficoltà di un fenomeno” che ormai interessa tutti i Continenti. Quindi il Pontefice chiede di favorire la creazione di “migliori condizioni economiche in patria, in modo che l’emigrazione non sia l’unica opzione per chi cerca pace, giustizia, sicurezza e pieno rispetto della dignità umana”; “creare opportunità di lavoro nelle economie locali – spiega – eviterà la separazione delle famiglie, garantendo serenità e stabilità”. Infine il Papa chiede di abbandonare pregiudizi e paure che nel considerare le migrazioni e per questo fa appello ai mezzi di comunicazione sociale: grande infatti la loro responsabilità nello “smascherare falsi stereotipi e offrire corrette informazioni circa la denuncia dell’errore di alcuni, ma anche la descrizione dell’onestà, la rettitudine, la grandezza d’animo dei più”. “Nel volto di ogni persona – conclude il Papa – è impresso il volto di Dio. Non i criteri di efficienza, produttività, ceto sociale, appartenenza etnica o religiosa fondano la dignità della persona, ma l’essere creati a immagine e somiglianza di Dio. Ecco che il migrante non è solo un problema da affrontare, ma un fratello da accogliere, “un’occasione che la Provvidenza ci offre per contribuire alla costruzione si una società più giusta, una democrazia più compiuta, un paese più solidale, secondo il Vangelo”. Le migrazioni – scrive Papa Francesco possono far nascere possibilità di nuova evangelizzazione”. Come per la Santa Famiglia di Nazaret fuggita in Egitto – è l’auspicio del Pontefice – anche nel cuore del migrante e del rifugiato sia salda la certezza che Dio non abbandona mai.
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