lunedì 16 giugno 2014
​L'invito di Papa Francesco al Convegno ecclesiale diocesano di Roma. «Le persone si sentono disorientate perché la vita è spesso faticosa. I figli soffrono di 'orfananza'». Poi, rivolto ai parroci: «Chi viene in chiesa deve sapere che essa custodisce il tesoro dello sguardo gratuito di Gesù».
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I ritmi della via quotidiana, la fatica del lavoro e della educazione, schiacciano le persone. Questo vale nella società ma anche nella Chiesa, e anche la Chiesa rischia di ritrovarsi davanti a una generazione di "orfani". Il Papa ha chiesto alle parrocchie di studiare questa "orfananza", come far recuperare la memoria di famiglia, studiare che nelle parrocchie ci sia la memoria. Lo ha detto il Papa aprendo il convegno ecclesiale diocesano di Roma, riflettendo sul concetto di evangelizzazione espresso da Paolo VI nella Evangelii nuntiandi e su quello di una Chiesa che non fa proselitismo ma che "attrae", concetto espresso e raccomandato da Benedetto XVI. Il Papa ha parlato in gran parte a braccio. "In tante lettere che ricevo ogni giorno - ha raccontato - leggo di uomini e donne che si sentono disorientati perché la vita è spesso faticosa e non si riesce a trovarne il senso e il valore, troppo accelerata, eh, immagino quanto sia confusa la giornata di un papà e di una mamma che si alzano presto, accompagnano i figli a scuola e poi vanno a lavorare spesso in luoghi pieni di conflitti". Bergoglio ha raccontato di aver chiesto poco prima al cuoco quanto tempo impiega a tornare a casa. "Un'ora e mezzo - mi ha risposto - : sei a Roma nel traffico e a casa ci sono moglie e figli". Spesso ha commentato "ci capita di sentire un peso che ci schiaccia, e ci domandiamo, ma questa è vita? Come facciamo perché i nostri figli ragazzi possano dare un senso alla loro vita anche loro avvertono che questo modo di vivere è disumano. I ragazzi - ha aggiunto - non sanno quale direzione prendere".    Il Papa ha anche raccontato che quando confessa i giovani sposi spesso chiede se hanno tempo per giocare con i figli. "'Quando vado a lavorare dormono e quando torno la sera lo stesso', rispondono, ma questa non è vita, è una croce difficile, è disumana. Quando ero arcivescovo di un'altra diocesi e avevo modo di parlare più frequentemente con i giovani, - ha proseguito - mi ero reso conto che giovani soffrivano di orfananza, i nostri bambini e ragazzi soffrono di orfananza, credo che lo stesso avvenga a Roma, i giovani sono orfani di una strada sicura da percorre, di un maestro, di ideali che scaldino il cuore, di speranze che sostengano la fatica quotidiana, sono orfani ma conservano il desiderio di tutto ciò". "Questa - ha ribadito - è la società degli orfani, senza memoria di famiglia perché per esempio i nonni sono allontanati in casa di riposo, senza affetto di oggi, o un affetto troppo di fretta, papà è stanco, mamma è stanca e vanno a dormire e loro rimangono stanchi, orfani di gratuità, di quella gratuità del papà e della mamma che sanno perdere il tempo per giocare con i figli, abbiamo bisogno di senso di gratuità nelle famiglie e nelle parrocchie". Nell'Aula Nervi in Vaticano erano presenti 11mila fedeli. Il Papa, sempre parlando a braccio, si è poi rivolto ai parroci, dicendo che "è più facile fare il vescovo che il parroco. Noi vescovi - ha proseguito - sempre possiamodifenderci dietro al titolo di 'Sua eccellenza'. Ma quando fai il parroco, e quando vengono a chiacchierare le cosiddette ragazze della Caritas contro quelle della catechesi non puoi difenderti".Secondo Francesco, "la Chiesa italiana è tanto forte grazie ai parroci che dormivano col telefono sul comodino.Nessuno moriva senza i sacramenti. Oggi continuano a farlo, con altri mezzi di comunicazione. È la pastorale della vicinanza. La Chiesa madre. Diciamo ai parroci quello che Elisabetta ha detto a Maria: 'Sei felice perché hai creduto'". Per il "presente" della Chiesa il Papa chiede alla diocesi di cui è vescovo "accoglienza e tenerezza". Per il "futuro" chiede "speranza e pazienza", ha detto ancora il Papa, criticando bonariamente la figura delle "segretarie parrocchiali" che consegnano moduli da compilare "questo è un modo di chiudere la porta", ha commentato, in faccia a chi bussa alle porte della Chiesa.Bonaria osservazione anche ai parroci: "Capisco che sono stanchi, lo capisco, davvero, ma un parroco, un prete, non dovrebbe essere mai impaziente" di fronte a chi bussa alla porta della Chiesa. "La gente che viene in chiesa - ha commentato - deve sapere che la Chiesa custodisce il tesoro della gratuità dello sguardo di Dio".
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