lunedì 30 ottobre 2017
Nuovo intervento in vista del convegno in Vaticano del 10-11 novembre. E la Sala Stampa precisa: nessuna mediazione tra Usa e Corea del Nord. La posizione è nota
La campagna per l'abolizione delle armi nucleari, vincitrice del Nobel per la pace 2017 (Reuters)

La campagna per l'abolizione delle armi nucleari, vincitrice del Nobel per la pace 2017 (Reuters)

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«Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale». È questo l’impegnativo titolo dell’importante convegno che si terrà in Vaticano il 10 e 11 novembre e che vedrà la presenza di una decina di premi Nobel per la Pace. Un evento che testimonia una volta di più, sottolinea il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Greg Burke, come papa Francesco «lavora con determinazione per promuovere le condizioni necessarie per un mondo senza armi nucleari». Lo stesso "portavoce" vaticano ha ricordato che il Pontefice aveva «ribadito» il suo impegno in un messaggio indirizzato all’Onu del marzo scorso, smentendo però che il convegno implichi «una mediazione da parte della Santa Sede» come pure enfatizzato da un quotidiano italiano in relazione alla crisi in corso tra Stati Uniti e Corea del nord.

Papa Francesco si è recato oggi in visita alla sede del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, l’organismo vaticano che ha organizzato il convegno. E nel corso di questo incontro il Pontefice ha usato «parole molto forti» per denunciare la minaccia nucleare. Lo ha riferito alla Radio Vaticana Flamina Giovanelli, sottosegretario del Dicastero.

Il Papa infatti «ha sottolineato ancora una volta, cosa che fa abitualmente, il fenomeno del commercio delle armi». Quindi «ha ribadito la sua denuncia di questo commercio delle armi che stimola e che mantiene vivi questi focolai di conflitto, che non sono focolai di conflitto ma, lo ha detto ancora una volta: “Siamo in una vera e propria guerra”». E poi «parlando delle armi nucleari, che sono una minaccia che purtroppo è presente da decenni ma che ogni tanto si fa più acuta come nei momenti attuali, ha parlato proprio di "suicidio dell’umanità", di questo rischio del suicidio dell’umanità».

Spiegando la genesi del convegno del 10-11 novembre la Giovanelli ha rimarcato che l’idea dell’evento è nata «dal voler dare un seguito al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari adottato nel luglio scorso e firmato anche dalla Santa Sede in settembre, con grande convinzione». E questo per sottolineare - «nella direzione di quanto voluto dal Santo Padre» - che «qualcosa di molto positivo» è accaduto «perlomeno dal punto di vista simbolico» con la firma del Trattato. A questo poi va certamente aggiunto «l’acuirsi della crisi sul nucleare», per cui questo Convegno è diventato «veramente un evento di primaria importanza».

Il sottosegretario Giovanelli rivela che il Dicastero ha avuto «una grande risposta da tutte le istanze che abbiamo interpellato, quindi sia quelle della comunità internazionale sia dei Premi Nobel, ne vengono 11, e ci saranno anche testimonianze di sopravvissuti alla tragedia di Hiroshima».

E in effetti basta scorrere il programma del convegno per verificare l’alto livello dei partecipanti. Nelle sessioni prenderanno infatti la parola cinque premi Nobel (Muhammad Yunus, Mohamed El Baradei, Jody Williams, Adolfo Perez Esquivel, Mairead Corrigan-Maguire) e anche il vice-segretario generale della Nato Rose Gottemoeller.

La Santa Sede sarà rappresentata ai massimi livelli dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, dal "ministro" degli Esteri vaticano, l’arcivescovo Paul R. Gallagher e da nunzio apostolico Silvano M. Tomasi, grande esperto di queste tematiche. Saranno presenti i vertici del Dicastero organizzatore: il cardinale prefetto Peter K. A. Turkson e il segretario, monsignor Bruno M. Duffé. Il 10 mattina i partecipanti saranno ricevuti in udienza da papa Francesco che rivolgerà loro un discorso.

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