lunedì 7 giugno 2010
Serve un «urgente e concertato» sforzo internazionale per porre fine alle tensioni in Terrasanta, o sarà un «bagno di sangue»: questo l'appello del Papa, rientrato ieri sera in Italia dal suo viaggio a Cipro. Presentato l'Instrumentum laboris del prossimo Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente.
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Serve "uno sforzo internazionale urgente e concertato al fine di risolvere le tensioni che continuano nel Medio Oriente, specie in Terra Santa, prima che tali conflitti conducano a uno spargimento maggiore di sangue". A lanciare questo drammatico appello è stato Benedetto XVI a Nicosia, consegnando ai vescovi del Medio Oriente il documento di base per il prossimo Sinodo Speciale che in ottobre li riunirà in Vaticano. "Il Mediterraneo Orientale non è estraneo - ha poi ripetuto nel discorso di saluto pronunciato all'aeroporto di Larnaca - a conflitti e spargimento di sangue, come abbiamo tragicamente visto negli ultimi giorni"."Raddoppiamo i nostri sforzi - ha esortato - al fine di costruire una pace reale e duratura per tutti i popoli della regione". "In un Mediterraneo formato da un ricco mosaico di popoli con le loro proprie culture e le loro bellezze, calore ed umanità, Cipro - ha osservato Ratzinger - può giocare un ruolo particolare nel promuovere il dialogo e la cooperazione. Impegnandovi pazientemente per la pace dei vostri focolari domestici e per la prosperità dei vostri vicini, voi sarete ben preparati ad ascoltare e comprendere tutti gli aspetti di molte complesse questioni, ed aiutare i popoli a giungere ad una maggiore comprensione gli uni degli altri". "Abitando nella Nunziatura Apostolica, che si trova nella zona cuscinetto sotto il controllo delle Nazioni Unite, ho potuto vedere di persona - ha confidato - qualcosa della triste divisione dell'isola, come pure rendermi conto della perdita di una parte significativa di un'eredità culturale che appartiene a tutta l'umanità". Lo ha detto Benedetto XVI che prima di lasciare Cipro ha parlato esplicitamente dell'occupazione turca di un terzo del territorio. "Ho potuto anche ascoltare - ha rivelato - ciprioti del nord che vorrebbero ritornare in pace alle loro case e ai loro luoghi di culto, e sono stato profondamente toccato dalle loro richieste". Per il Papa, "verità e riconciliazione, insieme al mutuo rispetto, sono il fondamento più solido per un futuro in unità e pace per quest'isola e per la stabilità e prosperità di tutti i suoi abitanti. Molto di positivo è stato raggiunto, a questo riguardo, negli anni scorsi, per mezzo di un dialogo concreto, benchè ancora molto rimanga da fare per superare le divisioni". Il Pontefice ha voluto così "incoraggiare i ciprioti a lavorare con pazienza e costanza con i vostri vicini per costruire un futuro migliore e più sicuro per tutti"."Il Medio Oriente ha un posto speciale nel cuore di tutti i cristiani: è mia ferma speranza - ha aggiunto rivolto ora ai cattolici del Medio Oriente - che i vostri diritti siano sempre più rispettati, compreso il diritto alla libertà di culto e la libertà religiosa, e che non soffriate giammai di discriminazioni di alcun tipo".Ai cattolici della Regione il Papa ha chiesto di abbattere le barriere per portare "pace e riconciliazione dove ci sono i conflitti, ed offrire al mondo un messaggio di speranza". "Abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini - ha spiegato - è prima premessa per entrare nella vita divina all quale siamo chiamati. Abbiamo bisogno di essere liberati da tutto quello che ci blocca e ci isola timore e sfiducia verso gli altri, avidità ed egoismo, mancanza di volontà di accettare il rischio della vulnerabilità alla quale ci esponiamo quando ci apriamo all'amore"."Il Sinodo Speciale - ha continuato parlando ai fedeli cattolici dei diversi riti - desidera incoraggiarvi nellatestimonianza della vostra fede in Cristo, che voi rendete nei Paesi dove questa fede è nata ed è cresciuta". "È noto - ha continuato - che alcuni fra voi soffrono grandi prove dovute alla situazione attuale della regione. L'Assemblea Speciale è un'occasione per i cristiani del resto del mondo di offrire un sostegno spirituale e una solidarietà per i loro fratelli e sorelle del Medio Oriente".Prima di consegnare il documento ai vescovi Benedetto XVI ha voluto ricordare mons. Luigi Padovese ucciso in Turchia giovedì scorso. "Prima di iniziare, ritengo doveroso - ha detto - fare memoria del defunto vescovo Luigi Padovese, che, come presidente della Conferenza Episcopale Turca, hacontribuito alla preparazione dell'Instrumentum Laboris, che oggi vi consegno. La notizia della sua morte improvvisa e tragica, avvenuta giovedì, ha sorpreso e colpito tutti noi.Affido la sua anima alla misericordia di Dio onnipotente, ricordando quanto egli si impegnò, specialmente come vescovo, per la mutua comprensione in ambito interreligioso e culturale e per il dialogo tra le Chiese. La sua morte è un lucido richiamo alla vocazione che tutti i cristiani condividono ad essere, in ogni circostanza, testimoni coraggiosi di tutto ciò che è buono, nobile e giusto"."L'estremismo islamico continua a crescere in tutta l'area del Medio Oriente costituendo "una minaccia per tutti, cristiani, ebrei e musulmani", denuncia il documento: una quarantina di pagine che rappresentano "l'elaborazione delle numerose risposte al questionario pervenute dai Sinodi dei vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, dalle Conferenze episcopali, dai Dicasteri della Curia Romana, dall'Unione dei Superiori Generali come pure da tante persone singole e gruppi ecclesiali". Le affermazioni in esso contenute, dunque, dovranno essere discusse al Sinodo e sarà poi il Papa in persona a formulare le posizioni della Chiesa nella sua esortazione apostolica post-sinodale, ma questo non toglie autorevolezza alle affermazioni del testo. La Chiesa auspica che "ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all'interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti". Si ribadisce la ferma condanna dell'antisemitismo, sottolineando che "gli attuali atteggiamenti negativi tra popoli arabi e popolo ebreo sembrano piuttosto di carattere politico" e dunque estranei ad ogni discorso ecclesiale.  Anche le relazioni della Chiesa Cattolica con i musulmani hanno fondamento nel Concilio Vaticano II", ma "sono spesso, difficili - rileva il documento - soprattutto per il fatto che i musulmani non fanno distinzione tra religione e politica, il che mette i cristiani nella situazione delicata di non-cittadini, mentre essi sono cittadini di questi Paesi già da ben prima dell'arrivo dell'Islam".
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