Il gesuita e martire in Giappone nel XVII secolo il servo di Dio Giovanni Matteo Adami (1576-1633) - *
Questa mattina alle 10, nella Cattedrale San Salvatore di Mazara del Vallo, sarà avviata la sessione iniziale della fase diocesana per il riconoscimento del martirio del padre gesuita il servo di Dio Giovanni Matteo Adami, mazarese, sacerdote religioso della Compagnia di Gesù, missionario in Giappone, ucciso a causa della fede cristiana il 22 ottobre 1633 a Nagasaki. Il vescovo Angelo Giurdanella ha convocato tutto il clero diocesano per oggi. Padre Giovanni Matteo Adami nacque a Mazara del Vallo il 17 maggio 1576 e fu un sacerdote della Compagnia di Gesù sino alla sua morte, avvenuta dopo essere stato catturato e condannato al supplizio. Inviato missionario al Giappone, vi sbarcò nel 1604. Durante le persecuzioni del 1614 riparò a Macao. Riuscì a tornare in Giappone nel 1624, ed esercitò il suo ministero apostolico in Echigo, Sado, Ôshû, Edo, ecc. Scoperto, venne condannato a morte il 22 ottobre 1633 a Nagasaki. Va incontro alla morte lodando Dio, ringraziando per il privilegio del martirio, di cui si sentiva indegno, perdonando i suoi assassini alla maniera di Santo Stefano:« Signore, non imputare loro questo peccato».
Padre Adami fu molto apprezzato da personalità di rilievo nella storia della Chiesa del suo tempo, come il cardinale Giulio Antonio Santori e lo stesso Preposto Generale, padre Claudio Acquaviva; così come molto vicino gli fu padre Pietro Spinelli, rettore di importanti collegi gesuitici, compreso il Collegio Romano, dove avvenne la prima formazione di padre Adami. Di padre Adami rimangono le poche lettere manoscritte, sopravvissute a naufragi e traversi diverse che tormentarono le comunicazioni fra Giappone ed Europa e costituiscono uno dei riferimenti più importanti della sua storia. Sono conservate presso l’Archivum Romanum Societatis Iesu di Roma (Arsi) con date di invio che vanno dal 1615 al 1624. Si tratta di lettere in lingua italiana e in lingua portoghese.