martedì 13 dicembre 2016
La fedeltà dei suoi figli spirituali nell'Opus Dei, insieme alla preghiera per il Papa, in lui incessante, è stato l'ultimo pensiero di monsignor Javier Echevarría, morto a Roma lunedì sera a 84 anni.
La fedeltà e il Papa nel cuore di Echevarría
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«Sto pregando per la fedeltà di tutte e di tutti». Chi gli è stato accanto sino alle 21.20 di lunedì 12 dicembre - festa della Vergine di Guadalupe -, quando si è spento in una camera dell'Ospedale Campus Bio-Medico di Roma dov’era ricoverato da alcuni giorni per curare quella che sembrava una lieve infezione polmonare, ha raccolto da monsignor Javier Echevarría pochi minuti prima della morte queste ultime pariole, ormai con un filo di voce. Si può dire che siano stati la fedeltà alla vocazione cristiana e il Papa – a ben vedere, due volti della stessa dedizione – gli indiscussi punti fermi per il sacerdote madrileno che è stato secondo successore del fondatore san Josemaría alla guida dell’Opus Dei. Appresa la notizia, papa Francesco, per il quale Echevarría ha pregato e chiesto di a pregare incessantemente, ha telefonato a don Mariano Fazio, vicario generale della Prelatura invitandolo a trasmettere a tutti i fedeli la sua affettuosa benedizione.

La salma di monsignor Echevarría ha lasciato in mattinata l'Ospedale Campus Bio-Medico per essere portata nella cappella prelatizia della sede centrale dell'Opus Dei, in viale Bruno Buozzi. I funerali saranno giovedì 15 alle 19 nella basilica di Sant'Eugenio. Il governo della prelatura è ora nelle mani del vicario ausiliare monsignor Fernando Ocariz, che convocherà entro un mese ilcongresso elettorale nel quale delegati da tutto il mondo eleggeranno il nuovo prelato. La designazione dovrà poi essere confermata dal Papa.

Nato nel 1932 a Madrid, dove conobbe giovanissimo Escrivà, Echevarria ne seguì l’invito alla santificazione della vita quotidiana attraverso tutto ciò che la intesse, a cominciare da lavoro, famiglia, amicizie, tempo libero. Una profezia del Concilio, che attirò quel giovane insieme a tanti altri su una strada di impegno cristiano sorridente e aperto in mezzo al mondo. Il fondatore colse in quel giovane una sintonia speciale con lo spirito che cercava di diffondere tra gli universitari e i professionisti, donne e uomini, tanto da sceglierlo come segretario nel 1953, due anni prima dell’ordinazione sacerdotale. Con don Alvaro del Portillo – il primo a raccogliere l’eredità di Escrivà alla sua morte nel 1975 – è stato uno dei fedelissimi interpreti della dirompente novità portata dall’Opus Dei quasi quarant’anni prima del Vaticano II con la sua chiamata universale alla santità. Quando don Alvaro venne eletto alla guida dell’Opera, Echevarría ne divenne naturalmente primo collaboratore come segretario generale per poi succedergli nel 1994 – eletto dopo la sua morte – come guida della Prelatura personale nel frattempo eretta da Giovanni Paolo II nel 1982. Ordinato vescovo il 6 gennaio 1995 in San Pietro, ha promosso fino all’ultimo il radicamento e l’espansione degli apostolati e delle proposte formative e sociali dell’Opus Dei in tutto il mondo, impegnandosi in una predicazione itinerante per incoraggiare i laici cristiani a promuovere con i loro amici e concittadini anche di differenti convinzioni ideali e credenze religiose opere educative e progetti di promozione umana in tutto il mondo.


Lascia una grande famiglia spirituale di oltre 80mila membri – per la quasi totalità laici – nei cinque continenti, che gli era particolarmente affezionata per il suo carattere mite e sereno e per la delicatezza che lo portava ad avere sempre un gesto, una parola, un pensiero di attenzione per chiunque. Si è consumato completamente per gli altri, con l’umiltà, la discrezione e lo humour che erano la cifra del suo carattere. Non a caso, il suo libro più noto – «Vivere la Santa Messa» – è dedicato al sacrificio eucaristico.
L’ultima foto ufficiale lo ritrae, pochi giorni fa, in udienza dal Papa, sorridente e quasi proteso verso l’uomo al quale invitava tutti i suoi figli a rivolgere ogni giorno pensieri e preghiere, per sostenerlo senza alcuna esitazione. «Le sue ultime parole sono state per la fedeltà alla nostra vocazione cristiana, qualsiasi strada sia – ha ricordato il vicario ausiliare della Prelatura don Fernando Ocariz celebrando nella notte la Messa "de corpore insepulto" nella cappella del Campus, opera sociale d’avanguardia fortemente voluta proprio da Echevarría –. Deve esserci questa fedeltà a Cristo, che si è offerto fino alla morte. Non dobbiamo temere la morte. Non è la fine ma il principio: semplicemente un cambiamento di casa. Affidiamoci ora alla preghiera del padre, che sicuramente è già in Cielo»

Il cordoglio del Papa

«Mi unisco al vostro ringraziamento a Dio per la sua paterna e generosa testimonianza di vita sacerdotale ed episcopale – scrive il Papa in un telegramma al vicario ausiliare dell’Opus Dei –. Sull’esempio di san Josemaría Escrivà e del beato Álvaro del Portillo, ai quali successe alla guida di tutta questa famiglia, donò la sua vita in un costante servizio di amore alla Chiesa e alle anime. Elevo al Signore un fervente suffragio per questo Suo fedele servitore perché lo accolga nella sua gioia eterna e lo raccomando con affetto alla protezione di nostra Madre, la Vergine di Guadalupe, nella cui festa ha reso la sua anima a Dio. Con questi sentimenti, e come segno di fede e di speranza in Cristo risorto, concedo a tutti la benedizione apostolica fonte di conforto».

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