giovedì 3 aprile 2014
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Ecco chi sono i tre nuovi santi per cui Papa Francesco il 3 aprile 2014 ha adottato la prassi della Canonizzazione chiamata «equipollente», pratica utilizzata nei riguardi di figure di particolare rilevanza ecclesiale per le quali è attestato un culto liturgico antico esteso e con ininterrotta fama di santità e di prodigi. Vite intense, nella sequela di Cristo e al servizio dei più deboli. In comune hanno l'impegno missionario nel continente americano. Maria Guyart, nata nel 1599 a Tours, in Francia, da una famiglia di panettieri che, pur avvertendo la chiamata religiosa, obbedì al padre diventando la moglie di un proprietario di un piccolo setificio. Ebbe un figlio e dopo pochi mesi dalla sua nascita rimase vedova. Gravata dai debiti, si dedicò agli affari aziendali maturando una grande capacità di gestione. Una vera e propria imprenditrice del XVII secolo in un ambiente prettamente maschile nel quale le donne erano emarginate. A guidarla la sua profonda fede in Gesù: con gli anni si orientò verso una vita contemplativa. Nel 1620 cominciarono le visioni trinitarie. Dopo 11 anni entrò nelle Orsoline, lasciando la custodia del figlio alla sorella. Cambiò il suo nome in Maria dell’Incarnazione e pian piano crebbe in lei il desiderio di partire in missione. Il Québec fu la sua destinazione: qui costruì un convento, imparò i dialetti degli indiani, scrisse per loro il catechismo, grammatiche e dizionari, occupandosi anche dei bambini che cresceva ed educava. Morì nel 1672 lasciando una comunità di una trentina di suore, dalle quali sarebbero poi derivate le “Orsoline del Canada”. Oggi è conosciuta come la madre della Chiesa cattolica del Québec. Francesco de Laval, primo vescovo della diocesi di Québec, anche lui nato in Francia da una delle famiglie più in vista. Studiò dai gesuiti e venne ordinato sacerdote nel 1647, per sei anni operò come vicario generale di Evreux, ma il contatto con i missionari lo spinsero verso questa strada, divenendo vicario apostolico per il Tonchino, in Indocina. Un incarico che però non poté esercitare per le pressioni politiche delle potenze coloniali europee. Ormai la passione per i Paesi lontani si era accesa e pertanto Francesco si mise a disposizione delle missioni canadesi. Consacrato vescovo e nominato nel 1658 vicario apostolico della Nuova Francia, si mise subito al lavoro per la Chiesa canadese facendo nascere parrocchie, ospedali, scuole. Difese gli indiani che erano sfruttati dai mercanti, si batté per la coesistenza pacifica tra le popolazioni indigene e quelle europee, non si piegò alle spinte di chi voleva una Chiesa nazionale sul modello gallicano. Favorì nel 1676 la nascita della “Congregazione di Notre-Dame”, una comunità di religiose non di clausura ma dedite all’insegnamento, una vera e propria novità per la Chiesa dell’epoca. Francesco aveva uno stile di vita semplice, duro: fino agli ultimi anni ebbe l’abitudine di dormire sul pavimento, di alzarsi alle due del mattino, di celebrare la Messa alle quattro e mezzo per gli operai del Québec. Tanta dedizione portò i suoi frutti: le parrocchie da 5 salirono a 35, i sacerdoti da 24 a 102 e le religiose da 22 a 97. Giuseppe de Anchieta, definito l’Apostolo del Brasile da Giovanni Paolo II, beatificato nel 1980. Era un gesuita nato nel 1534 a San Cristobal de la Laguna nell’isola di Tenerife, in Spagna, dopo gli studi a Coimbra, in Portogallo, venne inviato nel 1553 in Brasile che divenne la sua vera patria. Un amore grande tra i nativi e lui: a San Salvador de Bahia imparò il tupì, la lingua di una tribù locale che diventerà la chiave di accesso alla conversione degli indios. Sarà proprio de Anchieta a pubblicare in lingua tupì la prima grammatica ma anche preghiere e canti tanto da essere oggi considerato il creatore della letteratura brasiliana. Fu anche uno dei fondatori delle città di San Paolo e di Rio de Janeiro. A 42 anni divenne il quinto provinciale della Compagnia di Gesù, incarico che tenne per 11 anni.
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