Non si tratta di una misura oggettiva della trasparenza, ma di una valutazione del suo livello, su una scala che giunge fino a 100 punti, da parte di migliaia di corrispondenti considerati rappresentativi e imparziali. Secondo l’ultimo rapporto dell’Ong, il podio degli Stati più probi comprende Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda, tutti a quota 90 punti. Seguono Svezia (88), Singapore (87), Svizzera (86), Australia e Norvegia (85), Canada e Olanda (84). Fra le grandi economie europee, resta incollata al plotone di testa solo la Germania (79), seguita dal Regno Unito (74) e dalla Francia (71), la quale occupa in graduatoria la 22ª posizione mondiale. Il giudizio raccolto da Transparency è invece meno clemente nel caso della Spagna (65) e diventa decisamente severo per l’Italia: con appena 42 punti su 100, il nostro Paese figura al 72° posto su 176, a parità con la Bosnia-Erzegovina e dietro il Sudafrica (43).
Fanno meglio di noi, secondo la classifica, diversi Stati dell’Est europeo come Polonia (58), Romania (44) e Macedonia (43). Nella stessa zona mediana della classifica (rispetto ai battistrada a quota 90), figurano pure Paesi illiberali come l’Arabia Saudita (44), un colosso recentemente travolto dagli scandali come il Brasile (43) e poco più giù il gigante cinese (39). Fra le altre grandi economie, godono di una reputazione decisamente più favorevole il Giappone (74) e gli Stati Uniti (73), rispettivamente al 17° e 19° posto mondiali. In coda alla classifica, è considerata invece del tutto inaffidabile una terna di Paesi a quota 8 punti: un territorio senza Stato e in preda alle milizie come la Somalia, l’Afghanistan in bilico e il bunker della Corea del Nord.
Sotto la soglia d’allarme dei 30 punti, figurano in particolare Russia e Iran (28), Nigeria (27), Ucraina (26), Repubblica democratica del Congo (21) e Venezuela (19). Sono di poco più in alto, India e Grecia (36), Argentina (35), Messico (34) ed Egitto (32). Benché da sempre controverse per il loro carattere soggettivo che rischia di veicolare non pochi stereotipi, queste stime si avvicinano alla visione del mondo condivisa dagli investitori economici, secondo l’Ong basata a Berlino.