Giovanni Paolo II uomo di preghiera, sorridente e lavoratore della vigna del Signore. Lo ha ricordato così Joaquin Navarro Valls, che per 22 anni è stato al fianco del Papa santo come suo portavoce. "Giovanni Paolo II è il grande maestro del nostro tempo". Ha invece affermato il suo biografo, Georges Weigel, che definisce "saggia e coraggiosa" una canonizzazione insieme a Giovanni XXIII. Navarro Valls e Wigel hanno raccontato il "loro" Papa occasione di un briefing in Vaticano per preparare la giornata di domenica nella quale Giovanni Paolo II insieme a Giovanni XXIII.
La peculiarità della santità di Giovanni Paolo II, i "tratti della sua
vera santità sono stati quelli del pregare, del lavorare e
del sorridere - ha testimoniato
Joaquin Navarro Valls -. L'immagine più eloquente della personalità e dell'identità di Papa Giovanni Paolo II è quella di
qualsiasi immagine che lo ritrae pregando. Ricordo quando disse: 'la preghiera è il bisogno più profondo della mia anima'. Questo voleva significare che
pregare per lui è come per noi respirare".
Navarro ha anche raccontato alcuni aneddoti sulla vita
spirituale di Wojtyla come quando, una sera, prima di cena,
passò nella sua cappellina privata molto tempo in preghiera
senza rendersi conto dell'invito fatto allo stesso suo
portavoce. Poi, di scatto, si voltò e si scusò per
l'attesa. "Mi resi conto allora con nettezza che era quasi
'decollato' ed era con Qualcun Altro..." ha raccontato
Navarro. Lo stesso accadde in Val d'Aosta dopo otto giorni
dall'intervento chirurgico al colon. In quel caso restò
dalle 3.30 fino al mattino raccolto in preghiera.
Ma gli altri caratteri della sua vita speciale, secondo il
suo portavoce, risultano anche nel lavoro "enorme per
quantità ed intensità". "Non perdeva un minuto ma non
aveva mai fretta", ha raccontato Navarro e "con lui
bisognava studiare molto bene i temi, ma inquadrandoli tenendo
conto delle grandi verità. Viveva con intensità i casi a
lui sottoposti ma non con la sola tecnicità perchè
immaginava le persone che dovevano vivere le decisioni da lui
prese".
Infine, "l'allegria e il buon umore. Nonostante tutte le
malattie e le complicate questioni che giungevano sul suo
tavolo - è ancora la testimonianza dell'ex portavoce - non perse
mai questo spirito. Neppure quando il Parkinson gli aveva
ormai tolto il tratto del sorriso sul volto. Una volta una
personalità internazionale lo venne a trovare e si sentì in
dovere di dirgli: 'come la vedo bene!'. Lui - ha ricordato Navarro - lo guardò con uno sguardo di forte
ironia e gli rispose: 'Ma lei pensa che non mi vedo in
televisione come sono combinato?'".
Buon Umore che non lo lasciò fino all'ultimo. "Nell'agosto del 2004 - è l'ultimo
ricordo lasciato da Navarro - di fronte alle ferie così corte
che aveva deciso di fare gli raccontai che in Italia vigeva
lo Statuto del lavoratore che prevedeva il diritto a 30
giorni pagati di ferie. Lui restò in silenzio è disse:
'Peccato. Perche non sono italiano ma Vaticano'".
Navarro Valls ha ricordato anche il dramma della pedofilia che investì la Chiesa e fu subito affrontato da Giovanni Paolo II che però, non ebbe il tempo in alcuni
casi specifici, di prendere provvedimenti. "Quel cancro - ha detto l'ex portavoce- non lo ha capito lui ma non lo aveva capito nessuno. È iniziato in Usa e in casi isolati e su fatti accaduti 20-30 anni prima. Poi è cresciuto. Ma il
Papa si è subito preoccupato molto, bisognava capire bene la questione e papa Wojtyla ha inizato subito a prendere decisioni. Ha chiamato a Roma tutti i cardinali americani ed ha preso decisioni di natura giuridica. Una è stata di dare pieni
poteri al dicastero della Dottrina della fede e all'allora
cardinale Joseph Ratzinger".
Su uno dei casi più dolorosi, quello che ha riguardato il
fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel,
Navarro ha detto che "le procedure canoniche sono iniziate
sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e terminate con
Ratzinger. Lui non è stato informato ma la procedura ha portato via
del tempo e quando il materiale è stato portato a Roma il
Papa era scomparso. Poi Papa Ratzinger ha deciso di informare
subito l'opinione pubblica".
"Giovanni Paolo II è il grande maestro
del nostro tempo". Ha affermato il suo biografo,
Georges Weigel,
che definisce "saggia e coraggiosa" una canonizzazione insieme
a Giovanni XXIII: "l'uno intuì l'importanza del Concilio
Vaticano II, l'altro gli diede un'interpretazione autorevole e
decisiva", ha spiegato. Giovanni Paolo II, aggiunge Weigel, ha
vissuto il dramma del XX secolo, lo ha compreso profondamente
nel suo cuore, nel suo pensiero e nel suo ministero".
Secondo Weigel, "il più grande insegnamento che Giovanni Paolo II lascia al mondo di oggi è su tre fronti: quello dell'amore umano, cui rispose con una
chiara teologia del corpo, quello del lavoro che incardinò
sulla dignità dell'essere umano e quello della sofferenza e
della morte".
"In un mondo dove si etichettava la vita, se
valeva o non valeva, Giovanni Paolo II - spiega il suo biografo
- ci ha insegnato che tutti i fratelli avevano dignità e
questa dignità si esprimeva attraverso il lavoro. In un mondo
che è tanto spaccato e che soffre, in un mondo pieno di morte,
Giovanni Paolo II ci ha insegnato che Gesù ci mostra la Sua
divina misericordia, e ci ha insegnato che la sofferenza
dell'essere umano è stata disposta per la salvezza
dell'umanità".
"In tutto questo - sottolinea Weigel - Giovanni Paolo II ci
ha lanciato una sfida e, al tempo stesso, ci ha manifestato una
profonda compassione. Ci ha insegnato che c'è un cammino
migliore per l'umanità, che mostrò in tutta la sua vita. La
sua vita stessa è stata un rifiuto del nichilismo, che esiste
e che rappresenta una sfida per il futuro dell'umanità".
"La mia speranza - conclude il biografo - è che
questa canonizzazione, questo evento ci aiuti ad avere maggiori
speranze e non ci lasci vivere quelle aspettative tanto basse,
che sono sia personali che appartenenti al mondo della
politica".