Mario Agnes (Foto archivio Siciliani)
Presidente dell’Azione cattolica italiana (Ac) per sette anni, dal 1973 al 1980; e direttore dell’Osservatore Romano per ventitré, dal 1984 al 2007. Mario Agnes, morto all’età di 86 anni ieri a Roma dopo una lunga malattia, è stato senza dubbio uno dei laici cattolici di maggior spicco in Italia.
Nato a Serino, in provincia di Avellino, il 6 dicembre 1931, ha insegnato Storia del cristianesimo alle Università di Cassino e di Roma “La Sapienza”. Ed era fratello minore di Biagio, presidente della Rai. Ma sicuramente sarà ricordato soprattutto per quel suo duplice impegno. Più lungo all’Osservatore Romano. Ma forse l’impresa più ardua riuscì a compierla alla guida dell’Ac raccogliendo l’eredità di Vittorio Bachelet. Il ’68 aveva inferto un duro colpo all’associazione, con una grave emorragia di iscritti e l’impresa di ricostruirsi a partire dal nuovo Statuto, forgiato sull’impronta del Concilio Vaticano II. Il passaggio più duro fu proprio all’inizio, con il referendum sul divorzio che provocò un piccolo terremoto nel mondo cattolico italiano, a cominciare dall’Ac, la sua realtà laicale più significativa. Agnes seppe far uscire l’associazione dalle secche con indubbia abilità, obbediente ma mai da gregario, con personalità, rinsaldando il legame con la Santa Sede e con Paolo VI. E da lì cominciò la ripresa dell’Ac, anche numerica, dopo aver rischiato il tracollo.
Agnes visitava le diocesi ad una ad una, incontrando la sua gente. Credeva nel carattere popolare dell’associazione ed era convinto che il riscatto passasse di lì. Da storico era anche un cultore delle origini e pubblicò uno studio su Giovanni Acquaderni: era necessario, per lui, in quella stagione difficile reinterpretare lo spirito dei primi anni. Nel 1976 Paolo VI lo chiamò per presiedere la Nei (Nuova Editoriale Italiana), società editrice del nostro quotidiano Avvenire. Carica che mantenne fino al 1978. A sostituirlo nel prestigioso incarico, alla guida della Nei, fu l’allora arcivescovo di Ravenna-Cervia Ersilio Tonini.
Lasciata la presidenza dell’Ac nel 1980 dopo due mandati, quattro anni dopo era chiamato alla direzione dell’Osservatore Romano. Qui si mantenne nel solco tracciato dal predecessore, Valerio Volpini, confermando l’elevato livello culturale della testata e, di suo, facendovi entrare una "componente storica". Significativa fu la ripresa degli Acta Diurna, ogni sabato, una lettura dell’attualità che riprendeva la tradizione che era stata di Guido Gonella durante il Ventennio. In questa sua opera di crescita dello spessore storico-culturale si avvalse, tra le altre, della firma prestigiosa di Giorgio Rumi.
Chiamato alla direzione da Giovanni Paolo II, ne divenne un grande interprete. Un’opera fondamentale per comprendere gli anni di papa Wojtyla è lo studio in due volumi "Giovanni Paolo II. Le linee di un pontificato", scritto con Michele Zappella e uscito nel 2014. Mario Agnes ha segnato da protagonista, mai appariscente ma sostanzioso, più stagioni della storia del movimento cattolico italiano. Un laico obbediente ma dalla schiena dritta.