Graziano Zoni
Quello che colpiva di Graziano Zoni era la sua semplicità. Ha ragione il cardinale Giuseppe Betori a ricordare innanzitutto questo aspetto peculiare dell’ex presidente di Mani Tese e di Emmaus Italia. Un uomo mite, di grande umanità, che «ti sapeva essere amico», commenta l’arcivescovo di Firenze sottolineando la «profonda adesione al Vangelo» e il lungo percorso di Zoni nell’associazionismo cattolico sempre contraddistinto dall’attenzione ai poveri e a quelle periferie oggi così care a Papa Francesco.
Emiliano di nascita, fiorentino d’adozione, Zoni è morto sabato scorso a Torino dove si era recato proprio per una iniziativa di Emmaus. Avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 31 ottobre (il funerale si terrà il 19 ottobre alle ore 15 nella chiesa di San Pietro a Varlungo in via Varlungo a Firenze).
«Se n’è andato camminando per strada – ha raccontato l’amico Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace –, dopo una vita condivisa con la gente di strada: quelli che per strada sono finiti e sono stati costretti a restare. I tantissimi che l’hanno conosciuto lo ricorderanno per la coerenza, l’onestà, la sobrietà, l’amore, la dedizione, la fede, la positività, la tenacia, il coraggio, la bontà che ha sempre distribuito a piene mani, oltre alla passione per la giustizia e la pace».
«La povertà è un valore – amava ripetere Zoni –, illegale è la miseria. Anche San Francesco ha cantato e chiamato "sorella" la
povertà. Mai avrebbe potuto chiamare "sorella" la miseria. Per questo era felice che la cultura cristiana avesse presentato e presentasse la povertà come beatitudine, quindi come valore positivo a cui tendere.
«Anche per Emmaus, il Movimento fondato dall’Abbé Pierre nel quale sono impegnato da decenni – ricordava Zoni – la povertà, la sobrietà di vita è assunta e proposta come valore da vivere, meta, traguardo e addirittura urgenza necessaria per salvare questo mondo destinato alla distruzione se continua a restare inserito nella diabolica spirale del consumo, dello spreco, della globalizzazione dell’indifferenza».
Dopo diversi anni di militanza in Azione cattolica, dal 1974 al 1987 Zoni è stato presidente di Mani Tese e poi, dal 1987 al 2008, di Emmaus Italia, movimento internazionale in cui era tuttora impegnato. Ha rivestito incarichi anche in altre associazioni impegnate nella cooperazione internazionale. Sulle tematiche sociali ha collaborato con Avvenire, con diverse riviste e con il settimanale Toscana Oggi.
Zoni era convinto che oggi ci governa un «ordine senza dialogo», fondato su privilegi, in cui il più delle volte i principi di giustizia, di equità e di solidarietà cedono il passo al desiderio di potenza e di profitto. Da questa realtà, si rende urgente un «contratto di solidarietà», fondato sulla povertà vissuta. Una «solidarietà organica», che presuppone il rispetto dell’altro, della sua opinione, della sua cultura e che appoggi le azioni a favore delle necessità dei piccoli, dei dimenticati, di coloro per i quali i bisogni essenziali non sono soltanto il cibo, la casa, ma anche il lavoro, la salute, l’educazione e persino un po’ di pace e di libertà. «Questo cambiamento nella società, però – a giudizio di Zoni –, non avverrà se prima non si opererà in noi. Se vogliamo cambiare il mondo, cambiamo noi stessi». A questo proposito citava Dom Helder Camara («Quando si sogna soli, resta solo un sogno. Quando si sogna insieme, è la realtà che comincia») per concludere con l’augurio di «Buon sogno a tutti! Perché la realtà è già cominciata!».
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