Il cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore emerito di Kiev
È stata una delle grandi autorità morali dell’Ucraina. Ed era stato considerato anche una delle cento personalità più influenti dell’ex Paese sovietico. Per una grave malattia è morto a 84 anni il cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore emerito di Kiev. Il decesso è avvenuto «alle 18.30 del 31 maggio», ha reso noto il dipartimento comunicazione della Chiesa cattolica greca ucraina (UGCC).
Nato il 26 febbraio 1933 a Lviv, allora sede dell’archieparchia metropolitana greco-cattolica, Lubomyr Husar è stato costretto a lasciare l’Ucraina nel 1944 con i genitori di fronte all’avanzata dell’esercito sovietico. Ha trascorsi alcuni anni tra i rifugiati ucraini in un campo profughi vicino a Salisburgo in Austria. Paese che ha lasciato nel 1949 per andare con la famiglia negli Stati Uniti dove ha studiato presso il Seminario ucraino di San Basilio a Stamford, Connecticut. Ha proseguito gli studi all’Università Cattolica dell’America di Washington e alla Fordham University di New York. È stato ordinato un sacerdote greco-cattolico ucraino dall’eparca di Stamford nel 1958.
Dopo aver guidato la parrocchia greca cattolica ucraina a Kerhonkson (New York), il trasferimento nel 1969 a Roma per la specializzazione in teologia dogmatica alla Pontificia Università Urbaniana. Nel 1972 l’ingresso nel monastero ucraino dei Monaci studiti di Grottaferrata di cui l’anno successivo è diventato superiore. Consacrato vescovo il 2 aprile 1977 nella cappella del monastero, ha assunto nel 1978 l’incarico di archimadrita dei Monaci studiti residenti fuori dell’Ucraina. Con il crollo del regime sovietico, Husar è tornato nel 1991 nel suo Paese natale dove nel 1996 è eletto dal Sinodo dei vescovi greco-cattolici vescovo ausiliare della Chiesa titolare di Nisa di Licia con la delega in campo amministrativo concessa dal cardinale Myroslav Ivan Lubachivsky, arcivescovo maggiore di Lviv. Nello stesso anno l’incarico di primo esarca del neonato esarcato di Kiev-Vyshhorod. Soprattutto in questo ruolo si è adoperato per la rinascita delle strutture elementari della Chiesa greco-cattolica ucraina. Ha viaggiato in città e villaggi per favorire l’organizzazione dei fedeli spesso discendenti da famiglie forzatamente trasferite durante il regime di Stalin.
Dopo la morte del cardinale Lubachivsky, nel 2000 Giovanni Paolo II lo ha nominato amministratore apostolico “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis”. E nel gennaio 2001 il Sinodo dei vescovi della Chiesa ucraina lo ha eletto arcivescovo maggiore di Lviv, nomina confermata dal Papa. Il mese successivo è stato creato cardinale da Wojtyla. Nel 2001 Husar, insieme con vescovi cattolici e ai fedeli del Paese, ha accolto Giovanni Paolo II nella sua prima visita in un’ex Repubblica sovietica. Nel 2004 l’arcivescovado maggiore di Lviv ha mutato il nome in Kiev-Halyc e si è trasferito a Kiev. Da tale data Husar è stato arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyc, fino al 10 febbraio 2011, quando Benedetto XVI ha accettato la sua rinuncia. Nello stesso periodo è stato presidente del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Anche dopo le “dimissioni” il cardinale – si legge nella biografia – «è rimasto attivo nella vita ecclesiale e sociale dell’Ucraina».