Sì, avevo consegnato la lettera
alla Segreteria di Stato, che mi rispose dicendo che non riteneva la
richiesta attuabile perché in questo modo sarebbero un po’ penalizzate
le persone buone, quelle che credono ai sacramenti. Comunque, lasciavano
una porta aperta, nel senso che avrebbero preferito fossero stati tutti
i vescovi calabresi a fare una richiesta di questo genere perché si
tratta di sospendere una legge generale della Chiesa, ed un vescovo
nella sua diocesi non ha questo potere. Dietro richiesta di tutti i
vescovi la Santa Sede avrebbe poi valutato la cosa; quindi, siamo
rimasti in una situazione di attesa. Il Papa, quando mi ha salutato
nella sagrestia prima dell’inizio della Santa Messa, si è ricordato di
questa lettera e mi ha chiesto cosa avessimo fatto. Mi ha chiesto se
avevamo fatto l’incontro tra i vescovi calabresi. Io ho risposto di no
ed il Papa ha detto: “Fatelo. Andate avanti”; perché, dopo che lui aveva
usato quelle parole così forti durante la Messa a Cassano all’Ionio
probabilmente la cosa, dietro richiesta di tutti i vescovi, sarebbe
potuta andare in porto. Perché è importante che la
ndrangheta, la mafia in generale, non strumentalizzi i sacramenti e la
Chiesa: c’è una “stortura” da parte della mafia e della ndrangheta che
prendono a pretesto i simboli religiosi e li fanno propri…
Sono due i problemi: c’è quello
dell’utilizzo dei simboli religiosi, o anche di una pratica
sacramentale, quasi per darsi un volto pulito dinanzi alla società; ma
c’è il fattore concreto dell’essere padrino al sacramento del battesimo e
della cresima che serve per realizzare una unione tra le famiglie. La
‘ndrangheta è basata fondamentalmente sulla collaborazione ed il legame
stretto tra le famiglie e questo avviene con il legame di sangue. Fare
da “compare” a sacramenti come il battesimo, o la cresima significa
creare un rapporto come se fosse di famiglia; quindi, allargare sempre
più il raggio del legame della famiglia per dominare sempre più e sempre
meglio sul territorio. Per questo, abolire per alcuni anni questa
pratica, per poi riprendere in altre forme - come ha suggerito l’ultimo
documento della Cei - per esempio: che siano i catechisti, o chi
effettivamente ha accompagnato il ragazzo, il giovane, o lo
accompagnerà, nel cammino di fede a fare da padrino. Si tratta, per il
momento, di spezzare una continuità e poi, dopo un periodo, riprenderne
l’uso ma con una mentalità nuova.
Lei ha detto che Papa Francesco, quando è venuto a Cassano, è rimasto molto colpito dalla realtà calabrese. Perché?
L’ha detto lui stesso. È stato
colpito per gli aspetti belli e positivi che la regione ha, ma anche per
quelle informazioni che lui ha raccolto riguardo ai problemi sociali ed
economici. Ha lodato molto il cammino della Chiesa, ed il lavoro che
come Chiesa stiamo facendo a livello di formazione di coscienze, che è
l’ambito all’interno del quale noi come vescovi dobbiamo lavorare per
sconfiggere il problema mafioso e ‘ndranghetista.