Sono più di due milioni i siriani rifugiati, oltre 800 mila solo in Libano. Il 52% è composto da bambini e ragazzi sotto i 17 anni. Sono i dati allarmanti dell'emergenza siriana resi noti dal cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio 'Cor Unum', nel corso della conferenza stampa di presentazione della missione sanitaria per i bambini siriani in Libano promossa dal Pontificio Consiglio 'Cor Unum', dall'ospedale pediatrico Bambino Gesù e da Caritas Libano.Il porporato ha ricordato che "per la crisi siriana oltre 78 milioni di dollari sono stati stanziati dalla Chiesa cattolica nel suo complesso, in particolare nei settori dell'assistenza sanitaria, dell'educazione, dell'assistenza agli anziani, dell'alimentazione". Al riguardo, il card. Sarah ha annunciato che dal 4 all'8 dicembre prossimi insieme al segretario di 'Cor Unum' mons. Giampietro Dal Toso sarà in Libano "al fine di incontrare i vescovi e gli organismi di carità, e verificare al tempo stesso il procedere della missione sanitaria avviata per i bambini siriani".
Giuseppe Profiti, presidente dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ha ricordato che attualmente l'impegno dell'ospedale si concretizza in interventi assistenziali di cooperazione in 12 Paesi. Gli aiuti del Bambino Gesù si sono concentrati anche sulla "grave crisi siriana supportando - ha spiegato Profiti - attività cliniche in Giordania presso l'ospedale italiano di Karak gestito da oltre 60 suore Comboniane e nei campi profughi gestiti da Unhcr attraverso la collaborazione con la Cooperazione italiana, inviando team di medici specialisti in neurologia per assistere i più emarginati".In Libano, ora, insieme con 'Cor Unum' e con Caritas Libano, "l'ospedale andrà a supportare nella regione della Bekaa lo screening dei bambini e la somministrazione gratuita di medicinali. Il Progetto - ha aggiunto Profiti- prevede di supportare Caritas finanziando un medico e un infermiere locale che possano raggiungere i campi profughi della regione, offrendo servizi alle donne e bambini che non avrebbero accesso a servizi sanitari qualificati".