L’Incontro mondiale della famiglie del 2012, l’Expo 2015, i “cantieri sociali” a Milano: di questo e altro parla il cardinale Dionigi Tettamanzi nell’intervista esclusiva pubblicata domenica 26 giugno da Avvenire. L’occasione è offerta dalla cerimonia di proclamazione di tre nuovi beati, figure diverse tra loro, ma accomunate dalla “fantasia della carità”.L’arcivescovo allarga lo sguardo alle sfide che attendono Milano: l’Incontro mondiale delle famiglie del 2012, al quale è atteso il Santo Padre e destinato «a far riscoprire e a rilanciare la “soggettività” della famiglia nell’ambito della Chiesa e della società, e quindi a rilevarne i “diritti” sacrosanti e la “risorse” feconde come base e sprone di una “politica” e di una “pastorale” coerenti».C’è poi l’appuntamento del 2015, l’Expo, “straordinaria opportunità”, a patto però, ricorda il cardinale Tettamanzi, che si rimettano al centro “i contenuti di un tema così strategico” qual è “Nutrire il pianeta, energia per la vita” e soprattutto si faccia gioco di squadra per la buona riuscita dell’evento. «Sono sicuro – ha aggiunto l’arcivescovo nell’intervista ad Avvenire – che la Chiesa ambrosiana può giocare un ruolo prezioso a favore della “città dell’uomo”, sviluppando sempre più il senso autentico della sua “cattolicità”, della sua apertura al mondo».L’ultima domanda dell’intervista riguarda l’impegno profuso dal cardinale in questi anni per fare di Milano una città dialogante, in cui le parti – Chiesa, istituzioni e società civile – aprano ponti anziché alzare muri. Ritiene che le sue parole e i suoi gesti abbiano trovato ascolto?, chiede Avvenire. E l’arcivescovo Tettamanzi ricorda che nell’ultimo discorso alla città, in occasione della festa di sant’Ambrogio, aveva parlato proprio di “cantieri sociali”: «Luoghi di impegno dove tutte le forze positive operanti nella società convergono, ciascuna secondo la propria competenza e ruolo, per operare il bene a favore del territorio e delle persone che lo abitano, specialmente le più deboli. Lei mi chiede – riprende il cardinale - se le mie parole e i miei gesti hanno trovato ascolto. Non spetta a me fare bilanci dei nove anni del mio episcopato ambrosiano. Posso confessare con umile franchezza che ho sempre cercato di pensare, giudicare e agire avendo come criteri il santo Vangelo e le esigenze più profonde e vere del cuore di ogni uomo e donna».