Adorazione eucaristica a New York - Arcidiocesi di New York
Al Congresso eucaristico di Auriesville parlerà anche padre Roger Landry. Sacerdote della diocesi di Fall River, in Massachusetts, 52 anni, laureato a Harvard, già attaché alla Missione di Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, oggi è cappellano alla Columbia University di New York.
Padre Landry, questo risveglio eucaristico a New York la sorprende?
No, non sono sorpreso, sono piuttosto felice e grato. Il rinnovamento eucaristico non è solo un’iniziativa dei vescovi statunitensi, è anche, credo, qualcosa di desiderato dall’alto. Come predicatore eucaristico che viaggia per il Paese sono testimone di molte grazie. È chiaro che lo Spirito Santo sta facendo un grande lavoro e sta avvicinando molti a Cristo nell’Eucaristia. Tante parrocchie stanno aumentando i tempi di adorazione, stanno facendo processioni eucaristiche, stanno mettendo più impegno nella celebrazione della Messa domenicale e quotidiana, stanno parlando di più del dono che abbiamo nella Santa Eucaristia.
Anche alla Columbia University c’è l’adorazione eucaristica?
Abbiamo l’adorazione eucaristica cinque giorni alla settimana più un’adorazione notturna. Abbiamo fatto una processione eucaristica in entrambi i semestri dell’anno scorso e ne avremo un’altra a novembre. C’è una grande fame di Eucaristia tra gli studenti cattolici praticanti.
Padre Roger Landry - Arcidiocesi di New York
Quali sono i frutti dell’adorazione eucaristica che lei constata?
Ho iniziato l’adorazione eucaristica in entrambe le parrocchie in cui ero parroco nel Massachusetts e poi di nuovo qui alla Columbia. Ho visto grandi passi in avanti nella vita spirituale di coloro che hanno iniziato a dare priorità al tempo trascorso con Gesù, ogni giorno o regolarmente durante la settimana. All’inizio alcuni si chiedono cosa faranno per un’ora, poi questa ora diventa il fulcro attorno al quale ruota la loro vita. Lo vedo soprattutto in quelli che scelgono di fare adorazione nelle ore notturne: mostrano a se stessi e agli altri di dare più valore al rapporto con Gesù che al sonno. Questo impegno riversa su di loro una cascata di benedizioni, nel discernimento di ciò che Dio chiede loro, nell’aiuto a vivere il matrimonio, la vita familiare, nell’aiuto a sopportare le difficoltà e molto altro. Nella mia vita l’adorazione eucaristica mi ricorda ogni giorno che sono un ministro di Cristo e tutto ciò che faccio inizia e finisce in ginocchio davanti a Lui.
Cosa si dovrebbe fare, secondo lei, per aumentare nei fedeli il senso della Presenza Reale?
Ci sono molte cose da fare. In primo luogo, il clero deve mostrare con le parole e con l’indicazione delle priorità che Cristo è con noi nell’Eucaristia fino alla fine dei tempi. In secondo luogo, dobbiamo accrescere la riverenza e il senso del sacro con cui viene celebrata la Messa: deve essere chiaro a tutti che siamo alla presenza della seconda Persona della Santissima Trinità. In terzo luogo, dobbiamo parlare dell’idoneità a ricevere la Santa Comunione, perché trattare Gesù, il riceverlo in noi, come se fosse una torta a una festa di compleanno diminuisce la consapevolezza dell’incredibile Dono per il quale tanti martiri hanno dato la vita. In quarto luogo, dobbiamo fare attenzione al nostro vocabolario. Dopo la consacrazione non ci sono più né pane né vino, e se usiamo questi termini nelle omelie, nella musica o nei catechismi, non facciamo altro che perpetuare una confusione. Infine, dobbiamo considerare il dono che Gesù fa di sé nell’Eucaristia come l’apice della storia della salvezza: Gesù ha voluto non solo soffrire, morire e risorgere per noi, ma anche nutrirci con se stesso. Se iniziamo a guardare a Gesù nell’Eucaristia non solo come una “parte” della nostra fede, ma come la sua fonte, il suo culmine, la sua radice e il suo centro, allora sarà molto più facile per le persone ricalibrare la loro fede e la loro vita verso la realtà impressionante del dono quotidiano di Gesù.