La Messa di domenica 29 novembre 2020 con il nuovo Messale in italiano nella parrocchia di San Giuseppe a Prato - Archivio Avvenire
Sarà l’ultima edizione del Messale su carta prima che un tablet sostituisca il libro liturgico sull’altare durante l’Eucaristia? È provocatoria la domanda di don Paolo Tomatis durante la presentazione del nuovo volume in italiano per celebrare la Messa.
Ma dice di come il Messale sia destinato a incidere per i prossimi decenni sulla vita ecclesiale della Penisola. La precedente edizione, datata 1983, è stata utilizzata per quasi quarant’anni. Ed è stata sostituita da quella pubblicata a settembre dalla Cei che diventerà obbligatoria dalla Pasqua 2021 ma che la maggioranza delle diocesi italiane ha scelto di adottare dall’Avvento iniziato domenica scorsa.
È la nuova traduzione italiana del Messale Romano di Paolo VI scaturito dal Concilio. Terza edizione di un «libro unico, letto e usato più volte al giorno, e che possiamo definire corale perché accompagna la comunità dei credenti in Cristo che ogni volta si rinnova nelle celebrazioni liturgiche», spiega il segretario generale della Cei, il vescovo Stefano Russo, nella conferenza stampa online di ieri. E tiene a precisare che il nuovo Messale è «attento alla contemporaneità». Perché «la contemporaneità fa parte della celebrazione» visto che ha per protagonisti «gli uomini e le donne che oggi pregano», aggiunge don Tomatis, docente alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale che ha fatto parte del gruppo di lavoro impegnato nella redazione del libro.
Il nuovo Messale tradotto in italiano dalla Cei - Archivio Avvenire
Definisce il volume «uno scrigno di testi che ci fanno essere Chiesa» il vescovo di Castellaneta, Claudio Maniago, presidente della Commissione episcopale Cei per la liturgia, che ha coordinato la complessa fase finale della stesura del Messale. E sottolinea che non si tratta di un «libro nuovo perché raccoglie l’eredità della riforma liturgica del Vaticano II» ma contiene non poche novità. Cambia «la traduzione» in italiano dell’originale latino con «un linguaggio più fresco e aderente ai nostri tempi». E il libro «è arricchito di nuovi testi, alcuni aggiunti da parte della Chiesa italiana, per essere attenti alle esigenze pastorali di oggi». Certo, ammonisce Maniago, guai a fare della Messa «uno spettacolo».
Modificato anche il formato del volume che adesso è unico. Più spazio è riservato al canto con la presenza del pentagramma fra le pagine. Ed è stato rivisto l’apparato iconografico. Per illustrare il libro la Cei ha scelto l’artista campano Mimmo Paladino che aveva già realizzato alcune tavole presenti nel Lezionario della Chiesa italiana. Ventisette gli schizzi ad acquerello.
Perché «l’immagine è connaturale al cristianesimo», afferma don Tomatis. «Ho affrontato questo impegno – racconta Paladino – coniugando la creatività con la fedeltà a quanto scritto nel Messale. E la sfida è stata quella della ricerca della semplicità che significa anche la possibilità di far comprendere facilmente l’immagine».
E come è stato accolto il nuovo Messale nelle parrocchie? «Le prime reazioni mi sembrano positive – conclude Maniago –. Andare a toccare testi cari alla tradizione e alla comunità che celebra è un fatto molto delicato. Non si è trattato di un abbellimento estetico, ma di rendere le parole più rispondenti all’annuncio evangelico».