(L'Assunta dipinta da Tiziano, in Santa Maria dei Frari a Venezia)La parabola della sua breve vita non poteva che concludersi così. Quel figlio che aveva accolto senza riserve, che aveva portato in grembo, che amò più della sua stessa vita, tenne spalancate per lei le porte che aveva da poco attraversate. Bello. Bello e stupendamente umano. Più forte della morte è l’ amore, le grandi acque non lo possono spegnere. Maria gli era stata accanto sempre. Ne aveva condiviso gioie e dolori; sofferenze e incomprensioni; preghiera e doni dello Spirito. Con lui aveva imparato a scrutare il cuore e interrogare l’ anima perché in tutto fosse glorificato Iddio.
Durante le ore buie della crocifissione ancora è là a fargli compagnia. Lungo la via dolorosa, gli cammina accanto, gli asciuga il volto, gli sussurra parole di conforto, sostiene la sua fede: “ Figlio! Figlio del cuore mio … Avanza, non temere, pur se non lo senti il Padre ti sta accanto … Vengo con te sul monte. La morte più non temo. Figlio che facesti il bene … Appoggiati alla spalla della tua mamma bella …”. Lui, il Signore della vita, non parla. Non ce la fa. Barcolla. Inciampa. Cade. Vorrebbe che andasse via, che non giungesse al Golgota. In quegli occhi limpidissimi sente di affogare.
Il dolore che prova è al limite della sopportazione, sapere che anche la sua mamma lo sta assaggiando glielo rende più disumano ancora. Lei, invece, resta. Chiama a raccolta le sue forze, tenta di apparire forte, determinata. Non va via nemmeno quando glielo metteranno in croce, quel figlio unico e immensamente amato. Momenti di strazio indicibili che nessuno mai potrà raccontare.
Solo le mamme che in questi giorni in Iraq vedono i loro figli crocifissi, decapitati, sepolti vivi possono comprendere. Fu forte, fino al moneto in cui suo figlio ebbe bisogno della sua forza. Poi crollò. Cadde esausta mentre dalla croce Gesù emetteva l’ ultimo grido. Nel silenzio pesante della sera, asciugate le lacrime, fece forza agli amici avviliti e scoraggiati. Con lei c’erano le sue amiche e Giovanni, il piccolo. Il tempo sembrò fermarsi quella notte.
L’ intima certezza che qualcosa stava per accadere, però, non la lasciò nemmeno per un istante. Che cosa, non avrebbe saputo dire. Si immerse nella preghiera. A vederla, muta, immobile, severa, sembrava essersi assopita. Suo figlio era morto. Ricordò le parole che l’ angelo le disse tanti anni prima: « E anche a te una spada trafiggerà l’ anima …». Non le aveva mai comprese appieno, mai dimenticate. Quel momento era venuto. Soffriva, sanguinava, eppure, stranamente, si sentiva invasa da una dolcezza misteriosa e vera.
Avvertiva un soffio leggero che le sfiorava il capo e le donava forza. Sprofondò nella contemplazione del Padre e del Figlio. Di quel figlio del Padre che era anche figlio suo. Tutta la sua vita era avvolta nel mistero. Di quel mistero viveva, in quel mistero riposava ... E adesso? Che cosa sarebbe accaduto? Quella notte non dormì, Maria. Rimase immersa nella preghiera e nei ricordi. Po … successe tutto all’ improvviso.
C’era scompiglio la mattina di quel giorno dopo il sabato. Le voci delle donne si accavallavano nel raccontare l’ incredibile scoperta. Grida di gioia, di stupore. A tratti di paura. Recatesi al giardino, avevano trovato il sepolcro vuoto. Gesù non c’era. Che cosa era accaduto? Qualcuno ne aveva rubato il corpo? Maria ebbe subito l intima certezza che suo figlio era risorto. Alla velocità del lampo le ritornarono alla mente le sue parole, ascoltate tante volte. La morte non poteva tenere prigioniero il Signore della vita.
Credette che stesse per scoppiarle il cuore. Allora cominciò a cantare. Cantava e danzava … E il figlio che tanto aveva amato se la portò con se. Fu assunta in cielo in anima e corpo. Come e quando avvenne a nessuno è dato sapere con certezza, ma poco importa. Gesù risorto, Maria assunta in cielo. Ancora e per sempre insieme. E sono nostri, ci appartengono. Ci proteggono. Ci amano. Madre di Dio e madre nostra, da lassù ora prega per questa nostra bella e tormentata umanità che lotta contro le insidie degli egoismi che ci uccidono e dell’ orgoglio che ci gonfia come ranocchi.
A te, Madre assunta in cielo, vogliamo affidare gli uomini che in tante parti del mondo soffrono e muoiono per le ingiustizie e le ingordigie di altri uomini, loro fratelli. In modo particolare ti affidiamo i bambini e le donne più indifesi e fragili. Mettiamo nel suo cuore papa Francesco e la santa Chiesa. Benedetta sei tu, Maria, fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo: Gesù.
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