Papa Giovanni XXIII ha "amato il Concilio" e Giovanni Paolo II si era posto la domanda se dimettersi o no. Lo hanno ricordato stamani il pronipote del primo, Marco Roncalli, e Stanislaw Grygiel, discepolo e amico del secondo. L'occasione è stata quella dei briefing organizzati dalla Sala stampa vaticana in preparazione della canonizzazione dei due Papi santi.
Papa Giovanni "non ha cercato di intervenire nei lavori preparatori del Concilio", considerava che suo compito non fosse condizionare il Concilio,
ma "amare il Concilio" e anche da questo è emerso quel dono conciliare che è la riaffermazione della "libertà dei figli di Dio". Lo ha ricordato lo storico e saggista, Marco Roncalli, pronipote del Papa lombardo.
Pur non volendo condizionare i lavori, però, Giovanni XXIII
"ha fatto una cosa importante, ha chiamato i vescovi del mondo,
li ha responsabilizzati, li ha obbligati a guardarsi in faccia,
essere protagonisti, e questi così hanno potuto esprimere quella
che lui, l'8 dicembre in occasione della chiusura della prima sessione del
concilio, definisce la 'santa libertà dei figli di Dio'".
"Questa libertà nella chiesa che è emersa dal Concilio - ha
rimarcato Roncalli- è lo specchio del concilio come lo voleva Giovanni".
"Giovanni Paolo II - ha detto lo studioso polacco Stanislaw Grygiel, che ha approfondito in particolare l'antropologia del papa polacco in rapporto al
suo magistero - ha imparato l'amore per sempre dai matrimoni edificati sulla
bellezza della persona umana".
Papa Wojtyla, negli ultimi anni del suo pontificato, si è posto il problema se
rinunciare al pontificato a causa della sua malattia. Lo ha confermato Grygiel che ha raccontato un episodio. Papa Wojtyla aveva 75 anni, età per la pensione dei
vescovi, quando invitò a pranzo Grygiel e la sua famiglia e durante la conversazione accennò al fatto che le sue forze venivano meno. "Ma no - gli replicò Grygiel - santo padre, il suo insegnamento sarà per questa debolezza più ricco e
profondo". "No - rispose Wojtyla - lei sa a cosa penso". "Non lo
so, ma indovino", fu la risposta di Grygiel.
All'incontro, racconta ancora il professore, c'era la figlia
ventenne che, tornata a casa, scrisse una lettera a papa
Wojtyla, chiedendogli di no dimettersi". "Naturalmente non è
grazie a mia figlia - ha scherzato il docente - che Giovanni
Paolo II decise di non rinunciare. Ma posso dire che si pose il
problema e lo risolse continuando a stare al suo posto".