Su queste colline, ogni anno, marcia «il lontano» e marcia anche l’ateo, che scruta il vicino per capire chi sia mai quel Cristo. Entrambi, però, hanno in comune un problema con il pellegrino cristiano. «Il dramma del mondo – ha sottolineato ieri il prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, il cardinale Kevin J. Farrell, aprendo la 39ª edizione del pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto – è che usiamo il cellulare per dialogare e ciò crea solitudine. Ma l’uomo non è fatto per la solitudine, l’uomo è fatto per la comunità». Quando, all’alba della domenica, i centomila partiti dallo stadio Helvia Recina la sera, dopo ventotto chilometri sotto le stelle della val di Chienti scorgeranno la Santa Casa, avranno fatto esperienza di questa comunità di amore che è la Chiesa: “Mi ami tu?”.
«La domanda di Gesù, che è il tema del vostro pellegrinaggio – ha detto papa Francesco nel corso di una telefonata trasmessa in diretta allo stadio, prima della Messa – è una frase molto bella, ma a due sensi. Io posso chiedere a Gesù “mi ami tu?” e Gesù lo chiede a me: io vi auguro che questa sera durante il cammino ognuno di voi senta la voce di Gesù e gli risponda e poi glielo domandi… Ascoltate quello che Gesù dice al vostro cuore».
I video. Perchè amo Gesù (di Paolo Viana)
Poco dopo l’intervento del Papa, accolto da un boato, Farrell dopo avrebbe spiegato dove e quando avvenga questo dialogo d’amore. «A volte ci capita di essere molto determinati e, anche nella nostra vita spirituale, ci muoviamo con slancio, spinti da solide certezze. In altri momenti, invece, ci sembra di aver perso le motivazioni di un tempo, siamo un po’ smarriti – ha detto il cardinale durante l’omelia – e proprio in questi momenti ci viene in aiuto la Chiesa», che è «quel luogo, unico al mondo, dove ognuno di noi scopre che è “ben voluto” da Dio e dagli altri, che il suo essere, il suo esistere ha valore a prescindere dai successi personali. È il luogo dove ogni uomo può incontrare lo sguardo buono di fratelli, sorelle, padri, madri, lieti di condividere con lui il cammino della vita, con le sue fatiche, le sue ferite, le sue delusioni ma anche pieno di gioie, di soddisfazioni e di speranza».
Il pellegrinaggio è iniziato con la celebrazione eucaristica presieduta da Farrell per rispondere, camminando e pregando, alla domanda che Gesù pone a Pietro, riportata dal Vangelo di Giovanni: “Mi ami tu?”. Si era sul lago di Tiberiade, il Signore era risorto e il gallo aveva già cantato tre volte. «Pietro siamo noi: rinnegatori pentiti, discepoli fragili, ormai ben coscienti che la perfezione non la raggiungeremo – è stato infatti il saluto di Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia –. La nostra fede non è per gli eroi, ma per gli umiliati che sono diventati umili».
Scopo del pellegrinaggio è scoprire, ha spiegato Farrell, che «nonostante i vostri tradimenti, più o meno grandi, Gesù non vi rifiuta la sua amicizia»; quindi, ha ricordato ai pellegrini che proprio nei momenti di smarrimento «la vicinanza dei fratelli, la loro amicizia, la comunione speciale che lo Spirito Santo crea, ci sostengono, nonostante la nostra debolezza»; infine, ha definito la vicinanza silenziosa che si sperimenta nel pellegrinaggio «una medicina spirituale che passo dopo passo, ora dopo ora, farà riemergere nel vostro animo la certezza che la vita è comunque buona». Tuttavia, ed è lo snodo di quest’esperienza, «tale certezza non è frutto di una suggestione emotiva. Deriva dalla presenza viva di Dio che crea comunione» e che rappresenta «una relazione intima di amore fra persone divine che, a sua volta, crea legami profondi di comunione fra le persone umane». La comunione soprannaturale che si stabilisce fra coloro che sono stati toccati dalla grazia - «sconosciuta al mondo» - è la Chiesa: conoscerla significa «entrare in contatto con il Dio-Trinità» e sperimentare il suo «sguardo buono» che quest’anno si è rivolto in modo speciale verso le vittime del terremoto.
Al pellegrinaggio hanno partecipato l’arcivescovo di Ancona-Osimo, il cardinale Edoardo Menichelli, il segretario generale del Governatorato della Santa Sede, il vescovo Fernando Vérgez Alzaga, l’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, il vescovo Claudio Giuliodori, l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, Francesco Brugnaro, il vescovo di Fabriano-Matelica, Stefano Russo, e il vescovo emerito Giancarlo Vecerrica, l’arcivescovo di Pesaro, Piero Coccia, e l’arcivescovo di Panama José Domingo Ulloa Mendieta. Messaggi sono giunti dal vescovo di Rieti, Domenico Pompili, dal vescovo di Leiria-Fátima, António Augusto dos Santos Marto, e di Camacari, Giancarlo Petrini, di Sibenik, Tomislav Rogic, e di Zipaquirá, Héctor Cubillos Pena.