«Sto pensando in questi giorni che con me il Signore attua il suo vecchio sistema: prende i piccoli dal fango della strada e li mette in alto, prende la gente dai campi, dalle reti del mare, del lago e ne fa degli apostoli. È il suo vecchio sistema. Certe cose il Signore non le vuole scrivere né sul bronzo, né sul marmo, ma addirittura nella polvere, affinché se la scrittura resta, non scompaginata, non dispersa dal vento, sia ben chiaro che tutto è opera e tutto è merito del solo Signore. Io sono il piccolo di una volta, io sono colui che viene dai campi, io sono la pura e povera polvere; su questa polvere il Signore ha scritto la dignità episcopale dell’illustre diocesi di Vittorio Veneto. Se qualche cosa mai di bene salterà fuori da tutto questo, sia ben chiaro fin da adesso: è solo frutto della bontà, della grazia, della misericordia del Signore».
C’è tutto lo spirito umile e pieno di fede che ha sempre animato Albino Luciani, in queste parole pronunciate il 4 gennaio 1959 nella chiesa parrocchiale della natìa Canale d’Agordo. Da poco nominato vescovo di Vittorio Veneto, la sua omelia è un programma di vita: «I vescovi nuovi, quando stanno per entrare in diocesi, devono preparare uno stemma; io ho dovuto fare lo stesso. In cima a questo stemma ho fatto mettere tre stelle. Possono significare le tre virtù teologiche: la fede, la speranza, la carità, che sono il centro di tutta la vita cristiana. Le ho scelte per me queste tre stelle e le ho scelte anche per il mio futuro popolo».
Il testo integrale, con altri suoi scritti, alcuni inediti, custoditi nell’Archivio privato Albino Luciani, viene presentato nella monografia che Luoghi dell’Infinito dedica a Giovanni Paolo I in occasione della sua beatificazione.
Testimoni che l’hanno conosciuto e gli hanno voluto bene e autorevoli studiosi tracciano il profilo di colui che da alcuni, per la brevità del suo pontificato, viene erroneamente considerato una meteora, pur luminosa, tra due giganti come Paolo VI e Giovanni Paolo II.
Scrive nell’editoriale il cardinale Piero Parolin: «Il suo breve pontificato non è stato il passaggio di una meteora. (...) Egli ha concorso decisamente a rafforzare il disegno di una Chiesa che con il Concilio è risalita alle sorgenti, e dalla sua fonte evangelica si piega così a servire il mondo, facendosi propter hominem, prossima alle realtà umane e alla loro sete di carità». Molti i temi affrontati dalla mono-grafia: la vita e il magistero, alla luce delle fonti e degli archivi, la centralità dell’Annuncio e la catechesi come proposta gioiosa, il profondo amore per la cultura che si coniuga sempre con la semplicità del linguaggio, la scelta teologica di far proprio l’agostiniano sermo humilis affinché il messaggio della Salvezza possa giungere davvero a chiunque, la riflessione sull’ecumenismo e la collegialità, la dimensione missionaria, la centralità del Concilio.
Numerose le firme: Stefania Falasca, Davide Fiocco, Pia Luciani, Salvatore Mazza, Roberto Morozzo della Rocca, Carlo Ossola, Sergio Pagano, Lina Petri, Mauro Velati, Dario Vitali… Infine il cardinale Beniamino Stella, postulatore della causa, che scrive: «È stata scoperta e posta in luce, in questi venti anni di studio e di ricerca sulla sua storia come prete e come vescovo di Vittorio Veneto, Venezia e Roma, una santità serena e sorridente, umile e senza esibizione, alla fine attraente e accessibile, cara al cuore del popolo di Dio». Luoghi dell’Infinito di settembre, in edicola da oggi, è stato realizzato in collaborazione con la Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I e sarà distribuito nel corso della Veglia in San Giovanni in Laterano e in occasione della celebrazione per la beatificazione in piazza San Pietro.