venerdì 13 maggio 2016
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Prosegue il cammino di trasparenza e risanamento dell’Istituto per le opere di religione (Ior): chiusi 4.935 conti in deposito, sottoscritti accordi internazionali in materia di trasparenza e antiriciclaggio, rafforzata la governance. Il tutto per «continuare ad assistere il Santo Padre nella sua missione di pastore universale ». È quanto si legge nel bilancio annuale dello Ior relativo all’anno 2015, che è stato illustrato ieri dai vertici dell’Istituto in un forum con la Radio Vaticana e L’Osservatore Romano. «Posso dire con certezza che oggi lo Ior è assolutamente 'pulito', se dobbiamo utilizzare questo termine – ha detto il direttore generale dell’Istituto Gian Franco Mammì presente al forum con il presidente dell’Istituto Jean-Baptiste Douville de Franssu –. È stata fatta una grande attività di riordino di tutta la clientela, sulla base di una regolamentazione oggi molto precisa: regolamentazione che ha determinato procedure e regole certe, con griglie normative e procedurali assolutamente efficaci. Diciamo che è stato costituito finalmente un presidio, dal quale sarà impossibile poter tornare indietro». Rientra in questo contesto, per esempio, la chiusura di quasi 5mila conti, anche se, precisano i dirigenti dell’Ior, «non si tratta di tutti conti sospetti, che sono stati segnalati alle autorità competenti, ma spesso di conti che non rientravano più nelle nuove categorizzazioni dei clienti, o inattivi da anni o con importi modesti». Attualmente i conti attivi sono 14.801, di clienti che per il 75% ha sede in Italia o in Vaticano, un 15% risiede in Europa, mentre il restante 10% è nel resto del mondo. Il bilancio dello Ior per il 2015 registra un utile netto di 16,1 milioni di euro, contro i 69 milioni dello scorso anno, ma, precisa il direttore generale Mammì «è coerente con lo scenario economico-politico di riferimento e va considerato anche alla luce del fatto che ci lasciamo alle spalle una fase importante di transizione». Dunque utili più ristretti, ma frutto di una politica gestionale che fa riferimento alle precise indicazioni che lo stesso papa Francesco ha illustrato nella sua visita all’Istituto nel novembre scorso e cioè di «rispettare i principi etici che non sono negoziabili per la Chiesa, la Santa Sede e il Papa» basando la propria attività «su principi che siano compatibili con gli standard di moralità, efficienza coerente e pratiche che rispettano la specificità della natura dello Ior e l’esempio trasmesso dalla sua attività così da combinare armoniosamente l’efficacia operativa e la natura pastorale essenziale di tutte le azioni». Linee guida che i vertici dello Ior hanno ben presente, non solo nel proseguire sulla strada dell’adeguamento agli standard internazionali, ma anche nella scelta di come utilizzare i soldi, come, ad esempio, nell’investimento nel mercato azionario. «Attualmente la percentuale di azioni nel portafoglio dello Ior – ha specificato il presidente de Franssu – è molto limitata: l’1,7%. E in questo 1,7% non c’è alcuna società che faccia qualcosa contro l’insegnamento della Laudato si’», così come anche in futuro gli investimenti dovranno essere in società che non siano contrarie agli insegnamenti del Pontefice. E se in passato - grazie anche all’assenza di regole chiare oggi presenti - qualche ombra vi è stata sullo Ior, ora, dice con forza il presidente «è impossibile riciclare denaro allo Ior» anche perché «le regole sono molto severe e tutto il team allo Ior è stato addestrato a conoscere, comprendere, rispettare e seguire queste regole». Ora l’utile 2015, spiega la nota relativa al bilancio - che è stato sottoposto a revisione contabile da parte di Deloitte & Touche spa -, «sarà versato alla Commissione cardinalizia e attraverso di essa sarà posto nella disponibilità del Papa. Il tutto senza intaccare il patrimonio dell’Istituto che al 31 dicembre scorso ammonta a 654 milioni di euro, che includono anche i 300 milioni collocati nella nuova voce «capitale» richiesto dal nuovo regolamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente dello Ior, Jean-Baptiste Douville de Franssu (Ansa)
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