La vita consacrata porta in sé un valore educativo particolare, sia perché i religiosi hanno dato vita a opere e attività di importanza rilevante in questo ambito, sia perché essa è l’immagine più alta di quella vocazione che può far «crescere» ogni uomo.A ricordarlo è la Commissione episcopale Cei per il clero e la vita consacrata nel suo Messaggio per la 15ª Giornata mondiale della vita consacrata che si celebra il 2 febbraio. Un documento che prende spunto dagli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 e intitolato «Testimoni della vita buona del Vangelo». E ciò che preme di più sottolineare ai vescovi italiani in questa Giornata è proprio il concetto di testimonianza educativa: con la scelta di consacrare la propria vita a Dio, infatti, i religiosi di fatto sono testimoni di un vero e proprio «itinerario educativo » radicato nel Vangelo. «La stessa sequela di Cristo, casto, povero e obbediente, costituisce di per sé una testimonianza della capacità del Vangelo di umanizzare la vita – scrivono i vescovi –. Inoltre, la natura stessa della vita consacrata ci ricorda che il metodo fondamentale dell’educazione è caratterizzato dall’incontro con Cristo e dalla sua sequela. Non ci si educa alla vita buona del Vangelo in astratto, ma coinvolgendosi con Cristo, seguendo la sua dolce presenza attraverso l’ascolto orante della Sacra Scrittura, la celebrazione dei sacramenti e la vita fraterna nella comunità ecclesiale». La fraternità, insomma, è un autentico valore aggiunto di questa testimonianza educativa. Essa, ricordano infatti i vescovi, mostra «l’antidoto a quell’individualismo che affligge la società e che costituisce spesso la resistenza più forte a ogni proposta educativa. La vita consacrata ci ricorda così che ci si forma alla vita buona del Vangelo solo per la via della comunione». La dimensione educativa della vita consacrata, inoltre, sta anche nella sua radice teologica e spirituale: i tre consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza. «L’uomo, che ha un bisogno insopprimibile di essere amato e di amare – si legge –, trova nella testimonianza gioiosa della castità un riferimento sicuro per imparare a ordinare gli affetti alla verità dell’amore, liberandosi dall’idolatria dell’istinto; nella povertà evangelica, egli si educa a riconoscere in Dio la nostra vera ricchezza, che ci libera dal materialismo avido di possesso e ci fa imparare la solidarietà con chi è nel bisogno; nell’obbedienza, la libertà viene educata a riconoscere che il proprio autentico sviluppo sta solo nell’uscire da se stessi, nella ricerca costante della verità e della volontà di Dio». I religiosi, insomma, con la loro presenza indicano la meta più alta per l’umanità: «La vita consacrata – sottolineano i vescovi –, esprimendo in modo peculiare l’indole escatologica di tutta la Chiesa, richiama ogni fedele alla meta che ci è assicurata in Gesù risorto, speranza del mondo. Pellegrini nel tempo, abbiamo bisogno di attingere mediante la virtù della speranza a ciò che è definitivo». Su queste basi, nota ancora il Messaggio Cei, «fiorisce l’impegno specifico di tanti istituti di vita consacrata nel campo dell’educazione, secondo il carisma proprio, la cui fecondità è testimoniata dalla presenza di numerosi educatori santi. La vita consacrata ci ricorda che l’educazione è davvero 'cosa del cuore'». E lo fa anche attraverso «tante istituzioni scolastiche e nella cura di itinerari di vita spirituale», opere che, auspicano i vescovi, sono chiamate a rafforzarsi e rinnovarsi «anche mediante la collaborazione con le Chiese particolari». La Giornata, concludono i vescovi, dev’essere un’occasione anche per dare nuovo vigore alla pastorale vocazionale. La vita consacrata infatti, «rappresenta anche da questo punto di vista una risorsa educativa fondamentale per scoprire che vivere è essere voluti e amati da Dio in Cristo istante per istante».