martedì 1 febbraio 2011
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La vita consacrata porta in sé un valore e­ducativo particolare, sia perché i religio­si hanno dato vita a opere e attività di im­portanza rilevante in questo ambito, sia perché essa è l’immagine più alta di quella vocazione che può far «crescere» ogni uomo.A ricordar­lo è la Commissione episcopale Cei per il cle­ro e la vita consacrata nel suo Messaggio per la 15ª Giornata mondiale della vita consacrata che si celebra il 2 febbraio. Un documento che prende spunto dagli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 e intitolato «Testimoni della vita buona del Vangelo». E ciò che preme di più sottolineare ai vescovi italiani in questa Giornata è proprio il concetto di testimonian­za educativa: con la scelta di consacrare la pro­pria vita a Dio, infatti, i religiosi di fatto sono te­stimoni di un vero e proprio «itinerario educa­tivo » radicato nel Vangelo. «La stessa sequela di Cristo, casto, povero e ob­bediente, costituisce di per sé una testimo­nianza della capacità del Vangelo di umanizzare la vita – scrivono i vescovi –. Inoltre, la natura stessa della vita consacrata ci ricorda che il me­todo fondamentale dell’educazione è caratte­rizzato dall’incontro con Cristo e dalla sua se­quela. Non ci si educa alla vita buona del Van­gelo in astratto, ma coinvolgendosi con Cristo, seguendo la sua dolce presenza attraverso l’a­scolto orante della Sacra Scrittura, la celebra­zione dei sacramenti e la vita fraterna nella co­munità ecclesiale». La fraternità, insomma, è un autentico valore aggiunto di questa testi­monianza educativa. Essa, ricordano infatti i vescovi, mostra «l’antidoto a quell’individua­lismo che affligge la società e che costituisce spesso la resistenza più forte a ogni proposta educativa. La vita consacrata ci ricorda così che ci si forma alla vita buona del Vangelo solo per la via della comunione». La dimensione educativa della vita consacra­ta, inoltre, sta anche nella sua radice teologica e spirituale: i tre consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza. «L’uomo, che ha un bi­sogno insopprimibile di essere amato e di a­mare – si legge –, trova nella testimonianza gioiosa della castità un riferimento sicuro per imparare a ordinare gli affetti alla verità dell’a­more, liberandosi dall’idolatria dell’istinto; nel­la povertà evangelica, egli si educa a ricono­scere in Dio la nostra vera ricchezza, che ci li­bera dal materialismo avido di possesso e ci fa imparare la solidarietà con chi è nel bisogno; nell’obbedienza, la libertà viene educata a ri­conoscere che il proprio autentico sviluppo sta solo nell’uscire da se stessi, nella ricerca co­stante della verità e della volontà di Dio». I religiosi, insomma, con la loro presenza indi­cano la meta più alta per l’umanità: «La vita consacrata – sottolineano i vescovi –, espri­mendo in modo peculiare l’indole escatologi­ca di tutta la Chiesa, richiama ogni fedele alla meta che ci è assicurata in Gesù risorto, spe­ranza del mondo. Pellegrini nel tempo, abbia­mo bisogno di attingere mediante la virtù del­la speranza a ciò che è definitivo». Su queste basi, nota ancora il Messaggio Cei, «fiorisce l’impegno specifico di tanti istituti di vita consacrata nel campo dell’educazione, se­condo il carisma proprio, la cui fecondità è te­stimoniata dalla presenza di numerosi educa­tori santi. La vita consacrata ci ricorda che l’e­ducazione è davvero 'cosa del cuore'». E lo fa anche attraverso «tante istituzioni scolastiche e nella cura di itinerari di vita spirituale», ope­re che, auspicano i vescovi, sono chiamate a rafforzarsi e rinnovarsi «anche mediante la col­laborazione con le Chiese particolari». La Giornata, concludono i vescovi, dev’essere un’occasione anche per dare nuovo vigore al­la pastorale vocazionale. La vita consacrata in­fatti, «rappresenta anche da questo punto di vista una risorsa educativa fondamentale per scoprire che vivere è essere voluti e amati da Dio in Cristo istante per istante».
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