La statua della Vergine di Fatima passa tra i pellegrini raccolti nel suo Santuario (Ansa)
«Il nostro obiettivo per il prossimo quinquennio sarà quello non solo di far riscoprire i vari ambiti scientifici della mariologia ma ripartire da un punto nodale per l’annuncio cristiano : la rievangelizzazione mariana della Chiesa. Il motivo? Maria è la chiave che ci apre al mistero di Dio». È l’impegno ma anche il mandato che guiderà l’azione del neo presidente della Pontificia Accademia mariana internazionale (Pami), – nominato recentemente da papa Francesco – il frate minore Stefano Cecchin. «La nostra istituzione – spiega il francescano di origini venete che è tra l’altro docente di mariologia alla Pontificia Università Antonianum di Roma – è un ente pontificio internazionale di collegamento tra tutti i cultori di mariologia, cattolici, ortodossi e protestanti». Ma non solo. «Da anni la nostra azione di studio attorno al culto della Vergine – sottolinea – ci ha portato spesso a un ampio confronto con il mondo islamico e induista i cui credenti sono da sempre affezionati a questa figura evocata in molti dei Santuari cattolici sparsi per il mondo».
Padre Cecchin sottolinea l’importanza della «presenza » della Vergine come la Madre di Dio («dal greco la theotokos ») per la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse e di quanto la Madonna – alla luce del mese mariano di maggio appena trascorso ma anche della prossima festa dell’Assunta ad agosto – rappresenti il motore di numerose conversioni e di tanti ritorni alla fede di molte persone apparentemente lontane da Dio. «Parte del mio ministero in questi anni – è la rivelazione del mariologo francescano– è stato anche quello di partecipare e promuovere convegni e preparare lezioni soprattutto in America Latina. Sono occasioni in cui faccio riferimento sostanzialmente a una mariologia biblica e dove metto al centro la figura di Maria di Nazareth all’interno dei Vangeli.
Attraverso questi incontri e utilizzando come metodo una chiave interpretativa biblica, molta gente spesso sedotta e catturata dall’apostolato insidioso delle “sette protestanti” è riuscita a riscoprire l’essenza della nostra religione e le radici giudaico-cristiane del nostro credere». E sottolinea lo studioso: «Grazie a queste “catechesi” di mariologia biblica (tra cui anche la programmazione di viaggi anche in Terra Santa) molte persone sono ritornate alla loro antica fede». Il francescano invita soprattutto – nel suo ragio- namento – ad andare alla radice del messaggio mariano nella Bibbia, al ruolo giocato dalla Vergine nella vita di Gesù: dall’Annunciazione («il suo sì libero e disinteressato all’Angelo») alla visita alla sorella Elisabetta, dal miracolo delle nozze di Cana al suo sostare ai piedi della Croce. «Penso che solo riprendendo i suoi gesti e le significative parole presenti nei Vangeli – è l’argomentazione – si scopre questa piccola verità: che “Maria è la Chiesa e la Chiesa è Maria”. Ella non solo è la prima creatura umana a entrare in relazione con Dio in modo intimo ma anche il mezzo privilegiato – e le apparizioni di questi secoli ce lo testimoniano – per “andare a Gesù” e “stare con Gesù”».
Il religioso si dice convinto che per continuare a rendere vivo il culto alla Madonna– alla luce anche della liturgia ordinaria della Chiesa, «quella occidentale e orientale» – sia anche quella di vivere con dedizione e spirito in «una fede pienamente trinitaria» i due dogmi mariani proclamati dalla Chiesa: quello dell’Immacolata Concezione (nel 1854 da Pio IX) e dell’Assunta (nel 1950 da Pio XII). «Mi vengono spesso in mente a questo proposito le parole di Paolo VI: “Non si può essere cristiani se non si è mariani” – osserva il mariologo–. O ancora le parole del Poverello d’Assisi che amava ripetere di “amare Maria perché aveva reso Gesù nostro fratello”». E rivela un particolare: «Papa Francesco durante l’Anno Santo della misericordia ha messo in rilievo un dato fondamentale, cioè che la redenzione del mondo inizia con l’Immacolata Concezione perché proprio Maria di Nazareth è la prima redenta e quindi è in Lei che dobbiamo vedere chi siamo e rileggere così a partire dalla Madonna la nostra storia di redenti».
Quale segreto dunque per riprendere in mano la nostra fede? «Credo che dobbiamo imparare ad avere e imitare la fede di Maria o ancora come direbbe san Giovanni Paolo II “amare Gesù con il cuore di Maria”. La figura della Vergine non è solo importante per il mese di maggio o le feste mariane ma si tratta di una realtà quotidiana che tocca la nostra vita di ogni giorno – basti pensare alla recita del Rosario – o a come ad esempio in tutta la liturgia delle Chiese orientali sia centrale la celebrazione di momenti salienti della sua vita come la nascita a settembre e l’assunzione in cielo ad agosto perché “tutto il mistero di Cristo è già dentro di Lei”...». Quale augurio per il suo futuro di mariologo e di francescano? «Che il Signore mi conceda, come diceva san Bonaventura, di poter continuare a servire sua Madre».