Suor Maria Laura Mainetti (1939-2000)
«Suor Maria Laura Mainetti è una figura attraente, che affascina il popolo di Dio, di tutte le età e condizioni di vita… I credenti hanno un fiuto particolare per riconoscere quanti si manifestano come veri modelli di una vita secondo lo Spirito, persone che ci invitano ad andare al di là di un’esistenza monotona e annacquata, per aspirare decisamente a una misura alta di vita cristiana». Lo afferma con certezza il vescovo di Como, Oscar Cantoni, mentre guarda alla prossima beatificazione di suor Maria Laura Mainetti, religiosa della Congregazione delle “Suore Figlie della Croce”, riconosciuta martire «in odio alla fede». A ventuno anni dalla sua tragica morte, la Chiesa di Como, il prossimo 6 giugno alle 16, allo stadio comunale di Chiavenna (in provincia di Sondrio), vivrà il solenne rito presieduto dal prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il cardinale Marcello Semeraro. «Sarà un momento corale – osserva Cantoni – al quale vogliamo giungere preparati, sia per comprendere i doni che Dio ci concede, sia per cogliere l’insegnamento e la testi- monianza fruttuosa che suor Maria Laura ci ha lasciato».
Era il 6 giugno 2000 quando a Chiavenna tre ragazze, all’epoca dei fatti minorenni, scelsero una data per loro evocativa (il sesto giorno del sesto mese del nuovo millennio) per compiere un rituale satanico al termine del quale uccisero la religiosa 61enne. La colpirono con pietre e coltelli. Suor Maria Laura assicurò alle ragazze che non avrebbe detto a nessuno del loro gesto, ma quando capì che non si sarebbero fermate disse: «Io vi perdono». L’allora procuratore Gianfranco Avella definì l’indagine «Raggio di luce» proprio per la testimonianza di misericordia di suor Mainetti: «Le sue parole sono un raggio di luce che squarcia le tenebre di quanto è accaduto».
«Suor Maria Laura – confida l’arciprete di Chiavenna monsignor Andrea Caelli – ha curato il futuro della Chiesa e della società civile. Cioè si è presa cura, con passione ed entusiasmo, dei giovani». Erano proprio le nuove generazioni la preoccupazione grande di suor Maria Laura. «Li vedeva disorientati – dice la consorella suor Beniamina Mariani – quindi bisognosi di riferimenti. Per lei, erano i veri poveri. Ma suor Maria Laura c’era per tutti, per chiunque le chiedesse aiuto. Diceva: “Sono il mio Gesù”. È stata fedele, per tutta la vita, al motto scritto fuori dalla cappella della nostra casa: “Entra per pregare, esci per amare”». Anche la notte in cui fu uccisa era uscita convinta che la ragazza che l’aveva chiamata avesse bisogno di lei (aveva detto di aspettare un bambino).
«È bello essere Figlia della Croce», si legge su un cartoncino conservato sulla scrivania della sua camera. Tutto è rimasto come lo aveva lasciato suor Maria Laura ventuno anni fa: i biglietti per gli appunti, la penna, i libri che parlano di educazione, adolescenza, giovani. «Fa’ della tua vita qualcosa di bello per gli altri»: questo aveva raccomandato il confessore alla 18enne Teresina (così si chiamava suor Maria Laura prima della professione religiosa). «Ha abbracciato pienamente il carisma della sua Congregazione – riflette la postulatrice Francesca Consolini –: è stata disponibile al servizio dei piccoli del Vangelo e dei poveri». «È stata coerente con il suo Battesimo e la sua vocazione – chiosa la superiora generale delle Figlie della Croce, suor Susana Felice –: ha accolto la volontà di Dio con semplicità e nella quotidianità, accanto al suo prossimo ». In preparazione alla beatificazione sono previsti due incontri di approfondimento, aperti a tutti, con la postulatrice (il 13 aprile) e con la superiora generale (l’11 maggio): entrambi alle ore 20.45, sul canale YouTube de Il Settimanale della diocesi di Como. Per partecipare alla beatificazione è necessaria la registrazione attraverso il sito beatasuormarialaura.it