L'Assunta di Pietro Perugino conservata nella Galleria dell'Accademia a Firenze
«Maria è per noi come un ponte tra cielo e terra. La nostra Madre nella fede grazie alla sua Assunzione in anima e corpo in cielo condivide già quella gloria di cui saremmo partecipi alla fine dei tempi». È l’immagine suggestiva che sceglie il missionario monfortano padre Alberto Valentini per spiegare il senso più profondo della festa dell’Assunta che si celebra questa domeniza. Il biblista è specialista nel commento al Magnificat, «lodato addirittura dal cardinale Martini». «Una solennità – sottolinea lo studioso – che ha al centro Maria, ma riguarda tutta la Chiesa e l’intera umanità. Ciò che la Vergine ha vissuto con la sua Assunzione è una primizia, proprio come si legge nella Lettera ai Romani e in quella ai Corinzi quando si parla di Risurrezione dei corpi. Questo mostra di riflesso anche il fondamento biblico della festa. In fondo Maria, come ci indica anche la tradizione patristica, è colei che precede la Chiesa nella gloria finale». E Valentini annota ancora: «La sua glorificazione è per certi versi un’anticipazione di quanto accadrà anche a ciascuno di noi nell’ultimo giorno».
Il religioso, che è stato docente alla Pontificia Università Gregoriana e alla Facoltà teologica “Marianum”, è attualmente consigliere della Pontificia Accademia mariana internazionale (Pami). «Più che un mariologo – dice sorridendo il monfortano che è stato tra l’altro allievo di dottorato al Pontificio Istituto biblico di Roma del cardinale Albert Vanhoye, recentemente scomparso – mi sento un biblista che ha messo lo studio della Scrittura al servizio della mariologia». Infatti padre Valentini ha dedicato parte della sua vita accademica a studiare i Vangeli dell’infanzia, «in particolare Luca» e la Lettera ai Romani.
Nel suo ragionamento sull’Assunta ricorda come due Costituzioni del Vaticano II, la Lumen Gentium e la Sacrosanctum Concilium, mostrino il ruolo speciale di Maria all’interno della Chiesa. E di come tutto questo sia congiunto con l’opera di salvezza di tutte le anime da parte di suo figlio Gesù. «La Vergine, spiega la Lumen Gentium, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza – osserva il religioso – riunisce e riverbera le esigenze supreme della fede. Quasi a dire che quello che accade a Maria con la sua glorificazione nell’anima e nel corpo fa sentire indirettamente i benefici a tutta la Chiesa».
La solennità odierna – dogma proclamato da Pio XII il 1° novembre del 1950 con la Costituzione apostolica Munificentissium Deus – fa parte del sentire comune italiano e non solo. Una festa «cristologica, mariana ed ecclesiale», la definisce padre Valentini, celebrata nella Chiesa di Roma come in quelle di Oriente. «Per le Chiese ortodosse secondo il calendario liturgico bizantino – sottolinea – quella di oggi è la “festa delle feste”. Una solennità che viene spesso accompagnata da quattordici giorni di preparazione e di penitenza, una specie di “piccola Quaresima” in vista della solennità di metà agosto. E da questa data le Chiese orientali festeggiano il periodo della “Dormizione” che dura otto giorni fino al 23 agosto».
Per il popolo cristiano l’Assunta può rappresentare un segno di sicura speranza e consolazione. Anche a livello escatologico. «È un bel messaggio quello che giunge dalla festa mariana – è la conclusione –. Perché ci dice che il nostro corpo sarà glorificato e che contempliamo già in Maria ciò che ci succederà nel nostro futuro ultraterreno. Ma questa festa ci fa riflettere perché pone, a mio parere, il nostro sguardo anche a tutti quei corpi idolatrati e beffeggiati dalla mentalità corrente. Basti pensare alla pubblicità e ai social. Tuttavia ci fa andare con la mente anche ai corpi umiliati, feriti di tante persone anziane, sole, povere, ammalate, spesso non autosufficienti. Oggi attraverso questa ricorrenza si vuole celebrare proprio la dignità di questi corpi che in quanto fragili, offesi dalle circostanze della vita e feriti saranno divinizzati nell’ultimo giorno. Una festa che sta dentro il progetto di Dio e, come ci indica Isaia, rappresenta in fondo l’annuncio di “cieli e terre nuove”».