Conrad Hilton - -
Il report “Sisters communicate, sulla comunicazione nella vita religiosa” presentato ieri a Roma, è stato realizzato con il contributo della Conrad N. Hilton Foundation, una delle più grandi fondazioni filantropiche negli Stati Uniti e un nome che ritorna spesso in iniziative di congregazioni religiose femminili, per un motivo preciso. Alla sua origine sta, appunto, Conrad N. Hilton (1887-1979), colui che dal nulla creò la prima catena internazionale di hotel, uno dei più celebri magnati del ’900. Hilton nacque a San Antonio, in una famiglia di condizioni modeste. Il padre era emigrato dalla Norvegia e possedeva un piccolo emporio, la madre americana di origini tedesche, cattolica, aveva un carattere riservato e una profonda fede. Conrad frequentò le scuole locali, appena poté si gettò nel mondo del commercio seguendo le orme paterne e abbastanza velocemente arrivò ad accumulare una fortuna, grazie al talento, alla determinazione e a circostanze favorevoli.
Divenne un personaggio del jet set, larger than life come si suol dire nel mondo anglofono. Non proprio un modello di virtù domestica – ebbe tre matrimoni, il secondo con l’attrice hollywoodiana Zsa Zsa Gabor – ma non difettò mai di altruismo e in particolare conservò un senso di riconoscenza per le suore che gli avevano fornito la prima istruzione e da cui aveva appreso la dottrina cattolica: le Sisters of Loretto, o Suore di Loreto ai Piedi della Croce, istituto fondato a inizio ’ 800 negli Stati Uniti. Quando nel 1944 Hilton ricevette una lettera dalle Sisters of Loretto che chiedevano di partecipare con un piccolo contributo a una campagna per aprire una scuola in una zona povera e rurale del New Mexico, rispose alle suore che la loro raccolta fondi poteva fermarsi lì, perché lui avrebbe pagato tutti i costi della scuola. Fu l’inizio di una lunga collaborazione. Oggi un fondo speciale, il Conrad N. Hilton Fund for Sisters, prosegue la volontà del suo iniziatore di sostenere il lavoro delle suore cattoliche nel mondo. Nel suo testamento Conrad N. Hilton definì le suore «protettrici e difensori» dei bambini e invitò a essere generosi con loro e le loro opere.
I casi di imprenditori e uomini d’affari negli Usa che si sono grandemente arricchiti portando con sé una speciale gratitudine verso le suore, non sono pochi. Tom Monaghan, per esempio, classe 1937, creatore della catena Domino’s Pizza, che vendette nel 1998 per un miliardo di dollari (proventi con i quali aprì poi un grande college cattolico, la Ave Maria University, in Florida) nella sua avvincente autobiografia, Pizza Tiger, scrive che la figura che lo ha ispirato di più nella vita è stata quella di una suora dell’orfanotrofio in Michigan dove visse dai 6 ai 12 anni, alla morte del padre (la madre si trovò impossibilitata a crescere i figli da sola), sister Berarda, delle suore Feliciane. Lei gli istillò una fiducia in se stesso che si rivelò decisiva, mentre tutto sembrava remare contro di lui, e alle parole e all’esempio di questa religiosa Monaghan ha fatto riferimento nei momenti cruciali della sua carriera.
Lo scorso settembre, per venire a tempi recenti, Jim Irsay, proprietario degli Indianapolis Colts, squadra di football americano nella Nfl, ha donato 5 milioni di dollari ai servizi caritativi dell’arcidiocesi di Chicago per onorare la memoria di una cugina, sister Joyce Dura, suora del Terz’Ordine francescano, morta nel 2014 dopo una vita luminosa spesa nell’apostolato e nella carità.