lunedì 3 aprile 2023
Il parroco di Caivano, prete «scomodo» sotto scorta, ha celebrato la consueta Messa in vista della Pasqua nella redazione del giornale dei cattolici. Il grazie commosso del direttore Tarquinio
La Messa nella sede di Avvenire

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La vita? «È tutta un miracolo, ma, per dirla con Chesterton, oggi il problema non la mancanza di meraviglie, ma la mancanza di meraviglia». Ecco perché, secondo don Maurizio Patriciello, parroco di San Paolo Apostolo al Parco Verde di Caivano (Napoli), il lavoro di Avvenire è un contributo prezioso per tutto il Paese. Il «prete della Terra dei fuochi», da diversi anni collaboratore di Avvenire, finito sotto scorta a causa della sua voce scomoda, ha presieduto la tradizionale celebrazione eucaristica in vista della Pasqua assieme alla redazione e al personale amministrativo del giornale dei cattolici nella sede di piazza Carbonari a Milano.

Un momento di preghiera e meditazione aperto dal saluto del direttore Marco Tarquinio, che ha ringraziato don Patriciello non solo per la sua presenza ma anche per «i tanti spunti, le tante piste di lavoro, la tanta terra buona e dura che ha aiutato a dissodare» grazie alla collaborazione con Avvenire. «Siamo alla seconda Pasqua di Guerra – ha sottolineato Tarquinio – ma don Patriciello ha già vissuto molte “Pasque di guerra”, guerra contro le donne e gli uomini, guerra contro la vita».

Da parte sua il sacerdote campano ha ringraziato Tarquinio, il direttore generale Alessandro Belloli, tutti i giornalisti e i dipendenti di Avvenire e li ha incoraggiati a continuare a «raccontare la realtà così com’è». Un lavoro, ha aggiunto, Patriciello che ha aiutato molti, anche «tanti bambini a nascere» grazie alle richieste di aiuto lanciate dalle pagine del quotidiano.

«Grazie al giornale, il giornale che amiamo – ha affermato il sacerdote –, l’Italia che fa fatica trova un prezioso aiuto per cercare di camminare a una velocità, senza lasciare indietro nessuno».

Insomma, ha concluso, il quotidiano dei cattolici rende di fatto «un servizio coraggioso alla Chiesa e all’Italia, svolto con fermezza e competenza (e fare le cose con competenza è il primo atto di carità). D’altra parte noi cristiani non abbiamo il diritto di scoraggiarci». Infine un augurio ispirato alle parole di papa Francesco e rivolto ad Avvenire così come a tutta la Chiesa italiana: quello di riuscire «a vedere Cristo in ognuno dei poveri».

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