giovedì 10 novembre 2016
Il discorso di Francesco ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani
Il Papa: unità dei cristiani, essenziale per la nostra fede
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«Desidero ribadire che l’unità dei cristiani è una delle mie principali preoccupazioni, e prego perché essa sia sempre più condivisa da ogni battezzato. L’unità dei cristiani è un’esigenza essenziale della nostra fede». Non poteva esserci premessa più chiara nel discorso che il Papa ha pronunciato ieri di fronte ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Francesco ha voluto «smascherare alcuni falsi modelli di comunione che in realtà non portano all’unità ma la contraddicono nella sua essenza».

Non il prodotto di diplomazie ecclesiastiche

Innanzitutto, ha detto, «l’unità non è il frutto dei nostri sforzi umani o il prodotto costruito da diplomazie ecclesiastiche, ma è un dono che viene dall’alto». Il che comporta non un’attesa passiva, ma il comprendere che «l’unità, prima che traguardo, è cammino, con le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni, e anche le sue soste». E l’unità «come cammino richiede pazienti attese, tenacia, fatica e impegno; non annulla i conflitti e non cancella i contrasti, anzi, a volte può esporre al rischio di nuove incomprensioni». Inoltre quando «ci incontriamo come fratelli, preghiamo insieme, collaboriamo insieme nell’annuncio del Vangelo e nel servizio agli ultimi siamo già uniti», ha spiegato il Pontefice, «tutte le divergenze teologiche ed ecclesiologiche che ancora dividono i cristiani saranno superate soltanto lungo questa via, senza che noi oggi sappiamo come e quando, ma ciò avverrà secondo quello che lo Spirito Santo vorrà suggerire per il bene della Chiesa».



No a «uniformità» e «assorbimento»

Secondo punto, «l’unità non è uniformità», ovvero «le differenti tradizioni teologiche, liturgiche, spirituali e canoniche, che si sono sviluppate nel mondo cristiano, quando sono genuinamente radicate nella tradizione apostolica, sono una ricchezza e non una minaccia per l’unità della Chiesa». Infine, «l’unità non è assorbimento». Il cammino ecumenico «non tollera il proselitismo, che anzi è un veleno» e «le varie comunità cristiane sono chiamate non a “farsi concorrenza”, ma a collaborare». La raccomandazione di metodo del Pontefice è stata questa: «Prima di vedere ciò che ci separa, occorre percepire anche in modo esistenziale la ricchezza di ciò che ci accomuna, come la Sacra Scrittura e le grandi professioni di fede dei primi Concili ecumenici».

Fare insieme tutto ciò che è possibile

Infine, Bergoglio è tornato sull'evento ecumenico con i luterani in Svezia: «La mia recente visita a Lund mi ha fatto ricordare quanto sia attuale quel principio ecumenico lì formulato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese già nel 1952, che raccomanda ai cristiani di “fare insieme tutte le cose, salvo in quei casi in cui le profonde difficoltà di convinzioni avessero imposto di agire separatamente”».

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