Il prelato dell’Opus Dei, monsignor Fernando Ocáriz, durante l’incontro con un gruppo di famiglie - Collaboratori
La missione resta quella di sempre, ed è il Papa stesso a ricordarla: «Diffondere la chiamata alla santità nel mondo, attraverso la santificazione del lavoro e degli impegni familiari e sociali». Oggi si tratta di individuare gli strumenti giuridici che, quasi un secolo dopo il momento in cui nel 1928 san Josemaría Escrivá “vide” quel carisma di straordinaria modernità, meglio si adattano ai tempi.
È questo lo spirito col quale l’Opus Dei affronta da oggi a domenica a Roma il suo Congresso generale straordinario, convocato dal prelato monsignor Fernando Ocáriz per adeguarne gli statuti ai dettami del motu proprio Ad charisma tuendum, del 14 luglio 2022, col quale il Papa indicava a quella che oggi è ancora la sola Prelatura personale della Chiesa la necessità di «rafforzare la convinzione che, per la tutela del dono peculiare dello Spirito, occorre una forma di governo fondata più sul carisma che sull’autorità gerarchica». Una sottolineatura cara al Papa, un punto fermo del suo magistero su movimenti e istituzioni laicali. Si tratta di “tornare in Galilea” – come ama dire Francesco –, alle origini del messaggio che Dio stesso affida a ogni nuova realtà ecclesiale tramite chi l’ha fondata.
Un obiettivo cruciale anche per la natura e gli apostolati dell’Opus Dei, che infatti si è subito mobilitata per dar seguito alle richieste del Papa, prima tra tutte quella indicata dal motu proprio all’articolo 3: «Gli Statuti propri della Prelatura dell’Opus Dei saranno convenientemente adeguati su proposta della Prelatura medesima, da approvarsi dai competenti organi della Sede Apostolica».
A confrontarsi per elaborare una proposta da sottoporre alla Santa Sede saranno da oggi 274 congressisti arrivati da tutto il mondo, in proporzione alla consistenza numerica di ogni continente. Chiara la consegna: si tratta di trovare una veste giuridica per rileggere e valorizzare il carisma in tempi che richiedono anche un nuovo profilo per gli apostolati, tra i giovani e le famiglie, nel mondo della cultura come nella promozione sociale, nel profondo dell’Africa come nelle metropoli occidentali, in un mondo globale ferito da crisi che lo piagano e che chiedono nuovi samaritani.
Anche per questo la Prelatura sta rivedendo ormai da tempo la sua articolazione territoriale, semplificandola a rendendola più flessibile per le esigenze emergenti. Il punto centrale resta sempre quello indicato dal Papa: conferire nuovo dinamismo a un carisma che – come ricorda la Prelatura in un’ampia nota informativa diffusa alla vigilia del Congresso – «consiste nell’aiutare spiritualmente tutte le persone, uomini e donne, di tutte le provenienze e di qualsiasi professione, a santificarsi lì dove si trovano» e a «propagare la chiamata universale alla santità in mezzo al mondo, con l’unico titolo di essere stati battezzati».
Dell’Opera oggi fanno parte nel mondo 93.600 persone – 60% donne e 40% uomini –, inclusi 2.093 sacerdoti. Una realtà prevalentemente laicale, dunque, che la recente riforma della Curia romana col motu proprio Praedicate evangelium (19 marzo 2022) ha ricondotto al Dicastero per il Clero (articolo 117) in quanto Prelatura personale, per il ruolo specifico che in essa hanno i sacerdoti.
È uno dei punti sui quali si concentrerà l’analisi dei congressisti, come fa notare la Prelatura: «Con la progressiva maturazione e assimilazione degli insegnamenti conciliari sui doni gerarchici e carismatici si capirà sempre meglio perché queste due realtà, lungi dall’opporsi l’una all’altra, nell’Opus Dei sono complementari».
Il prelato ha chiesto a tutti i membri di inviare loro contributi per aiutare il Congresso che parte domani. Si inizia dunque oggi con una Messa celebrata dallo stesso monsignor Ocáriz. Nel cuore le parole di Francesco in una recente intervista: «Sono un grande amico dell’Opus Dei, voglio molto bene alle persone dell’Opus Dei, lavorano bene nella Chiesa. Il bene che fanno è molto grande». L’impegno ora è di farlo ancora meglio.