Benedetto XVI con il giurista statunitense, di religione ebraica, Joseph H. Weiler il 1° dicembre 2022, il suo ultimo incontro pubblico - Ansa
Probabilmente entro il 2024 arriverà nelle nostre librerie e in quelle di tutto il mondo una raccolta di testi inediti, firmati da Benedetto XVI. Ad assicurarlo e confermarlo ad Avvenire è il presidente della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger Benedetto XVI, il gesuita Federico Lombardi. La pubblicazione che sarà edita dalla Lev (Libreria editrice Vaticana) sarà curata proprio dallo storico portavoce di papa Ratzinger (2005-2013) e già direttore della Sala Stampa della Santa Sede.
«Si tratta in modo particolare delle omelie che il Santo Padre pronunciò e preparò in italiano con la sua classica attenzione ai dettagli nei suoi quasi dieci anni di Pontificato emerito, - racconta il gesuita piemontese - . A colpire di questi testi che sono stati trascritti dai suoi collaboratori del monastero Mater Ecclesiae è l’attenzione con cui Benedetto preparava questi interventi che erano rivolti non alle folle oceaniche di quando era Vescovo di Roma ma a un “piccolo gregge” che abitava con lui in Vaticano. Si tratta di omelie che erano pensate per la sua piccola famiglia le quattro Memores Domini che lo accudivano e il suo segretario particolare l’arcivescovo Georg Gänswein. La raccolta ovviamente è un piccolo tesoro di sapere».
Nei giorni scorsi infatti il giornale domenicale tedesco Welt am Sontag, collegato al quotidiano tedesco Die Welt, e L’Osservatore Romano ha pubblicato quasi come “anteprima di questa futura pubblicazione” una delle omelie inedite scegliendo tra queste una delle più adatte al tempo liturgico che stiamo vivendo: «San Giuseppe e l’attesa del Natale».
«La raccolta - spiega ancora padre Lombardi - contiene oltre trenta omelie “private” degli anni del pontificato e oltre un centinaio dei primi anni successivi alla rinuncia al ministero petrino, avvenuta nel 2013. Non si tratterà di un volume da cui attendersi novità teologiche ed esegetiche su quanto ha già scritto nella sua lunga vita il papa bavarese ma sarà soprattutto per i lettori un’occasione per attingere a un buon nutrimento spirituale nel solco dello stile caratteristico di predicazione coltivato da Ratzinger per tutta la sua vita».
E annota ancora: «Le omelie in via di pubblicazione coprono un’ampia parte dei cicli liturgici festivi, commentando i testi proposti dal lezionario».
A un anno dalla scomparsa padre Lombardi accenna a un altro tratto particolare di papa Benedetto «la sua fedeltà e gioia finché le forze lo hanno sorretto nel ricevere i vincitori del riconoscimento accademico a lui dedicati il famoso “premio” Ratzinger». La mente di padre Federico corre a quel primo dicembre 2022 quando accolse tra le mura del piccolo monastero il giurista statunitense, di religione ebraica Joseph H. Weiler «che già conosceva di persona precedentemente perché lo aveva invitato a partecipare al circolo dei suoi allievi il “Ratzinger Schülerkreis”» e il patrologo gesuita francese, allievo di Henri de Lubac, Michel Fédou.
«Mi colpì di quello che è stato il nostro ultimo colloquio il sorriso gentile del Papa emerito e lo sguardo attento con cui seguiva le conversazioni dei due premiati. Fino alla fine è rimasta in lui la curiosità di conoscere nuove persone. Mi ricordo che pur non riuscendo ad esprimersi facilmente e con un filo di voce che doveva essere reinterpretato dal suo segretario Gänswein ha voluto, anche in quel frangente, conoscere le storie e formulare anche delle domande a questi due studiosi».
E osserva: «Mi impressionò un altro particolare nonostante la fragilità della sua salute e il declinare delle sue forze volle dedicare a questi due accademici più di mezz’ora del suo tempo. Tutto questo fatto sempre con il garbo signorile di Ratzinger. Fu un incontro straordinario pensando al fatto che un mese dopo sarebbe spirato ed è oltretutto è la sua ultima foto pubblica da Pontefice emerito». (La foto in questione è quella che illustra questo articolo ndr)
A lei padre Federico cosa le ha lasciato? «L’ho sempre ammirato anche quando ero un giovane sacerdote e rimanevo edificato dalla chiarezza teologica dei suoi scritti. Altra virtù che mi ha sempre stupito del suo carattere era la mitezza d’animo, la sua sensibilità ecclesiale e la profonda spiritualità. Impressionava che fino alla fine il suo sguardo emanava e trasmetteva su chi lo incontrava il suo animo di uomo autenticamente contemplativo ».